L'intervista. Pino Ussia, storia di un sindaco ritrovato: "Guardavalle umiliata per 16 mesi"

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images L'intervista. Pino Ussia, storia di un sindaco ritrovato: "Guardavalle umiliata per 16 mesi"

  01 luglio 2022 12:32

di EDOARDO CORASANITI

Storia di un flop annunciato. E di un processo mediatico costruito in fretta, maturato con poco e sviluppato a colpi di fuori onda, statue di santi protettori posizionate nel Paese e che per avrebbero dovuto indicare la mafiosità dell’ente.  Ieri il Comune di Guardavalle è ritornato al sindaco Giuseppe Ussia, esiliato politicamente 16 mesi fa dal commissariamento per infiltrazioni mafiosi piombato nel piccolo paese in provincia di Catanzaro a febbraio del 2021. Tutto inizia con il servizio di Striscia La Notizia: semplificando e banalizzando, il tg satirico in pochi minuti liquida la vicenda: a Guardavalle, in provincia di Catanzaro, c’è una statua di Sant’Agazio, protettore del paese, finanziata dai Gallace (la famiglia di ‘ndrangheta della zona) e piazzata all’entrata del Municipio. Si sveglia il ministero dell’Interno, prende la balla al balzo e applica una delle leggi più controverse e violente del nostro sistema: lo scioglimento del Comune per infiltrazioni mafiose e l’invio dei commissari prefettizi per verificare affidamenti di alcuni appalti e altre presunte anomalie sulla riscossione dei tributi e sulle concessioni demaniali. Sette punti, ora smentiti e bocciati dal Consiglio di Stato e dal lavoro degli avvocati Giuseppe Pitaro e Gaetano Liperoti.  “La sentenza evidenzia, in particolare – evidenziano i difensori – che, in relazione alla vicenda attinente al posizionamento della statua di Sant’Agazio, non emergono responsabilità della Giunta Ussia, in quanto indiscutibilmente essa aveva quella collocazione da circa 15 anni e non risulta che altre autorità dello Stato avessero assunto precedenti iniziative volte a rimuoverla o a sollecitare in tal senso gli organi comunali, i quali, al contrario, si sono autonomamente determinati deliberandone la rimozione”.

Sindaco, ben tornato in Comune. Che effetto fa dopo 16 mesi?

“Noi in realtà non avevamo dubbi sul nostro operato, perché abbiamo sempre lavorato con coscienza e con correttezza.  Appena ieri abbiamo saputo della notizia siamo scoppiati in un pianto liberatorio. Può immaginare che il commissariamento sia stato umiliante e ha gettato un’ombra denigratoria. Ora siamo felici di tornare ad amministrare”.

Cosa ha subito Guardavalle?

“Sedici mesi di denigrazione: la nomea sbagliata della mia comunità continua ad essere portata avanti in modo errato. La presenza di un sindaco è una garanzia di un rapporto diretto perché eletto dal popolo, mentre i commissari, per forza di cose, sono più lontani e distaccati perché vengono da fuori e sono tecnici. Io ci tengo a ribadire che Guardavalle è completamente diversa rispetto a quello che viene raccontato. Paghiamo errori del passato, ma in verità Guardavalle è fatta da persone splendide, ragazzi che studiano, gente che lavora. E’ una città che vuole crescere”.

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Torniamo al commissariamento. Fondamentalmente il caso è scoppiato dopo la vicenda della statua di Sant’Agazio.

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“E’ stata criminalizzata una statua. Ma come è stato scritto dalla sentenza del Consiglio di Stato, non è possibile associare alla mia amministrazione una responsabilità diretta o indiretta. Ma per fortuna l’epilogo della vicenda ci dimostra che la giustizia esiste. Noi eravamo fiduciosi e non abbiamo smesso di crederci”.

E ora da dove si riparte?
 
“Da dove abbiamo lasciato, con lo stesso entusiasmo di sempre. Noi eravamo pronti ad una svolta con una serie di progetti e idee che erano stato partorire dalla nostra amministrazione. Adesso quel lavoro è fermo, ma andremo avanti anche con la programmazione dei fondi del Pnrr”.

Nel 2023 scade il suo secondo mandato e non si può ricandidare. Chi glielo restituisce il tempo sprecato per un provvedimento che alla fine si è rilevato sbagliato?

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“Nessuno. Ma ora pensiamo a governare di nuovo Guardavalle, che è la cosa più importante. Poi vediamo”.

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