«Nessun intervento strutturale, nessun supporto da governo e Regione e così è avvenuto ciò che ci aspettavamo: la stagione turistica in Calabria non è mai realmente partita e gli stagionali rimasti a casa superano il 50 per cento». Il segretario regionale Fisascat Cisl Fortunato Lo Papa a poco dalla fine dell’estate fa il punto della situazione e chiede al più presto un tavolo di concertazione tra pubblico e privato.
«Lidi, strutture balneari, ristoranti si trovano a dovere sbarcare il lunario senza la grande fetta di mercato del turismo straniero e con avventori “mordi e fuggi” che si spostano da località vicine per pochi giorni cercando di ridurre al minimo la spesa», aggiunge ancora il sindacalista. «Prendere sottogamba un argomento trainante come il turismo è un grave errore e la Regione non se ne è mai realmente interessata– incalza Lo Papa –. Eppure, in Italia produce il 13 per cento del Pil e per il Sud potrebbe essere un’ancora di salvezza, un vero e proprio volano di sviluppo per l’economia, creando nuovi posti e opportunità di lavoro, anche per giovani e donne. L’allerta Covid, il timore dei contagi, la nascita di nuovi focolai, insieme alla chiusura di attività e alla perdita di posti di lavoro, hanno generato una restrizione del bacino. Ma si tratta di elementi noti e prevedibili che potevano essere fronteggiati per tempo».
Tempo che non è ancora trascorso per mettere mano alla stagione invernale. «Possiamo ancora fare molto. La Calabria ci permette per conformazione di fare turismo tutto l’anno. Boschi, montagne, neve, terme sono un forte attrattore – afferma il segretario – senza dimenticare i tre parchi nazionali, Aspromonte, Pollino e Sila, e quello regionale delle Serre. Ma c’è bisogno di concertare, programmare, fare rete con le associazioni di categoria, sostenendo gli imprenditori e creando posti di lavoro. Approssimazione e proclami non portano da nessuna parte».
«I prossimi mesi – conclude Lo Papa – non saranno facili. Ma si può fare molto per alleviare i danni, ad esempio puntando sulla formazione dei giovani, irrobustendo i percorsi universitari e formando le risorse umane che andranno a rendere più competitivo il settore. Allo stesso tempo bisogna utilizzare i fondi europei del Recovery Fund per migliorare le infrastrutture, dagli aeroporti, ai porti all’Alta Velocità ferroviaria».
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