«L’aumento dei fondi della programmazione comunitaria da 2,2 a 3,1 miliardi di euro rischia di tramutarsi in una Spada di Damocle e dare ulteriori argomenti a chi dice che la nostra Regione ha le risorse ma non riesce a spenderle. Di conseguenza la nostra responsabilità è molto più alta rispetto al passato: se noi dovessimo attenerci ai numeri, e i numeri ci dicono che la Calabria è ancora tra le regioni più povere d’Europa, dovremmo ricordare che sull’Asse 9 e sull’Asse 10 (che riguardano rispettivamente le Politiche attive del lavoro e l’Inclusione sociale) nella precedente programmazione la Calabria ha avuto una spesa certificata di appena il 32 per cento rispetto alle somme a disposizione. C’è quindi da interrogarsi sulle ragioni di tale situazione». È quanto dichiara in un comunicato stampa il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo, presidente del Gruppo misto, all’indomani della presa d’atto, in Consiglio regionale, della conclusione del negoziato per l'approvazione del Programma regionale Calabria FESR-FSE+ 2021-2027.
Lo Schiavo, evidenziando i risultati "insoddisfacenti" della precedente programmazione regionale, ricorda che «anche il direttore generale del Dipartimento Programmazione comunitaria Nicolai, in Commissione Bilancio, alla domanda su come potrebbe essere diversa l’attuale programmazione rispetto a quella passata, ha candidamente ammesso non solo il fallimento del precedente Por ma ha posto soprattutto la questione della carenza di figure professionali a disposizione del Dipartimento che possano dare effettiva realizzazione agli obiettivi. Ma il problema - ha spiegato - non riguarda solo la burocrazia regionale. La Regione, infatti, non è ente di spesa ma di programmazione: solo un quarto della spesa sulla programmazione comunitaria passa dalla Regione Calabria, il resto passa dagli enti diffusi. Da quei Comuni che noi sappiamo come, nella maggior parte dei casi, versino in situazioni di dissesto e predissesto. E se i Comuni non hanno le strutture tecniche e amministrative per poter presentare i progetti, da chi deve essere gestita questa montagna di soldi? È ora di pensare, a mio avviso, all’istituzione di una task force della Regione Calabria che supporti i Comuni nella programmazione comunitaria e di farlo anche in tempi brevi perché è necessario investire sul capitale umano per segnare una reale inversione di tendenza e dare effettiva forza alla nuova programmazione. Un’inversione di tendenza che passi quindi dalla rivoluzione burocratica regionale e dall’aiuto ai Comuni per una spesa efficace e di qualità in termini di sviluppo. Una spesa che non si riduca, come spesso accade, alla mera realizzazione di opere pubbliche che nulla di concreto producono, ma che intervenga - conclude - nel sostegno al lavoro, nell’inclusione sociale, nello sviluppo e nella qualità della vita dei calabresi».
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