di FRANCO BRESCIA*
"Ancor’oggi, nel cielo infinito, dense nubi offuscano il vivere consueto. Onde mortali si espandono pur nell’incredibile, mortificano, svuotano l’anima.
Esistenze frante. Niente è più orribile. Orme di tragedia che svuotano l’anima, la vita I fantasmi di dentro palpano il pensiero e l’alfabeto oscuro risuona con inno di chiarezza.
Tutt’intorno, ancor’oggi, l’acuto vibrare di cumuli di spiriti inquieti in cui si agitano l’impeto di paure sovrastanti, la perfezione della malinconia.
Domina, ancor’oggi, il sentimento dell’abbandono, lo scorrere di occhi febbrili, appena schiusi, perduti nel vuoto o chiusi come per difendersi dal mondo.
L’impeto delle passioni e il fervore della coscienza si adagiano, ancor’oggi, sul nulla che frantuma l’essenza.
Si addormentano speranze e emozioni che agitano l’io. Si placa finanche il moto del tumulto che, sovente, sovrasta e punge con punte infuocate.
Scomparso è il nido piumoso dove rifugia pacatezza. Il male oscuro avvince il vivere. Tutto si dipana nel dialogo entro di sé acceso con rovi di mestizia.
Questo vivere, però, non è fonte nuova nell’esistere dell’umana gente. Invero, nell’immens’infinito della memoria percorrente tutte le stagioni dell’istoria sua vagano, possenti, orme di rovine piaghe flagelli calamità catastrofi respirate dagl’uomini con travolgente pianto. Indomabile.
Com’allora, però, ancor’oggi, il tempo matura il risveglio del sopravvivere. Già, infatti, la speranza ha rotto, ora, la sua soglia e s’è abbandonata nell’anima dello scibile universale che scava nell’invenzione.
La ricerca del ritrovare, quindi, fruga nell’insieme con annodanti fili e, insieme, s’agita entro le pieghe dell’affanno per piegare il tempo.
Infine, conosce rivi splendenti di luce che nutrono certezza di vittoria. Dopo il discorrere stringente dettato dalle nubi della disperazione, dunque, il sole del venire dirada l’oscuro dello scoramento irruente. Il buio obnubilante si frange contro gli scogli dei desideri ardenti e il reale si adagia sul terreno antico dove pasce la gioia che eccita la vita.
La profondità del pensiero rotola ormai tra l’onde del risveglio, quindi. Musica e canti sovrastanti nelle case e per le strade risuoneranno. Il miraggio si colma. Esplodono nella mente fiori vermigli e il giallo purificatore, mucchi di stelle tutt’insieme, accecanti, stucchevoli inganni, dolci invenzioni dello spirito.
L’innovato desiderio di vivere apre su arcane, maliose, strade sfocianti su scorci e insolite vedute, miriadi. Il pensiero, spento il torpore, feconda sul bello sublime, nel desiderio profumato di rinnovarsi, sul ritrovare ideali sovrastanti, sul vero senso che esplora il proprio io".
*Dal suo libro: “La stanza del tempo"
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