Per la diffusione del nuovo coronavirus l’Italia sta attraversando la più grave crisi della storia recente, sia sanitaria, con la morte di oltre 33.000 persone, e sia economica e sociale.
di VINCENZO GALLO*
Per la diffusione del nuovo coronavirus l’Italia sta attraversando la più grave crisi della storia recente, sia sanitaria, con la morte di oltre 33.000 persone, e sia economica e sociale.
Nel primo trimestre del 2020, secondo stime dell’Istat, il prodotto interno lordo in Italia è diminuito del 5,3% rispetto al trimestre precedente e del 5,4% nei confronti del primo trimestre del 2019. Si registrano andamenti congiunturali negativi del valore aggiunto in tutti i principali comparti produttivi. In agricoltura, industria e servizi ci sono state diminuzioni rispettivamente dell’1,9%, dell’8,1% e del 4,4%.
Le unità di lavoro sono diminuite in totale del 5,2% per effetto di un calo generalizzato in tutti i comparti. La riduzione è stata dello 0,7% per agricoltura, silvicoltura e pesca, dell’8,5% per l’industria in senso stretto, del 10,7% per le costruzioni e del 4,4% per il comparto dei servizi. Particolarmente colpita l’intera filiera del turismo.
Secondo la Banca d’Italia si può ipotizzare uno scenario di base con un Pil a -9% nel 2020 che nel 2021 recupererebbe la metà della caduta, ma altre ipotesi più negative, anche se non estreme, con un -13% quest’anno e una ripresa molto lenta nel prossimo.
Secondo le previsioni del centro studi Confindustria l’indebitamento della Pubblica Amministrazione dall’1,6% del PIL nel 2019 potrebbe aumentare all’11,1%.
Il lockdown secondo la Svimez è costato 47 miliardi al mese, 37 al Centro Nord e 10 al Sud. Le Unità locali bloccate dai provvedimenti del Governo per il contenimento dell’epidemia sono state il 57,7% in Italia e il 60,3% in Calabria. Considerando una ripresa nella seconda parte dell’anno il PIL si ridurrebbe dell’8,5% nel Centro Nord e del 7,9% nel Mezzogiorno.
In questa situazione di estrema gravità si stanno riavviando gradualmente le attività produttive dopo settimane di confinamento.
Per quanto riguarda l’emergenza sanitaria, al momento in Italia non vengono riportate situazioni critiche relative all’epidemia di Covid-19, come è emerso dal monitoraggio degli indicatori per la cosiddetta Fase 2 per la settimana tra il 18 e il 24 maggio, presentato nel Report del 29 maggio, realizzato da Cabina di regia e Istituto Superiore di Sanità. L’incidenza settimanale rimane molto eterogenea nel territorio nazionale. In alcune Regioni come la Lombardia il numero di casi è ancora elevato, denotando una situazione complessa ma in fase di controllo. In altre il numero di casi è molto limitato e tra queste la Calabria.
Nel Report si raccomanda pertanto cautela specialmente nel momento in cui dovesse aumentare per frequenza ed entità il movimento di persone sul territorio nazionale, rafforzando a livello regionale le politiche di testing e screening, in modo da identificare il maggior numero di casi realizzando azioni di isolamento e quarantena / monitoraggio dei contatti stretti, realizzando la strategia delle tre T (testare tracciare e trattare).
Lascia ben sperare soprattutto il numero delle persone in terapia intensiva. Il valore più alto, 4068, è stato raggiunto il 3 aprile, ma da allora si sta riducendo costantemente e il 29 maggio è risultato di sole 475 unità, di cui 173 in Lombardia. Il totale dei positivi in Italia è stato pari il 19 aprile a 108.257 unità e il 29 maggio si è ridotto a 46.175 unità, di cui 22.683 in Lombardia.
La Calabria è una delle regioni che ha avuto meno contagi. Il numero delle persone positive ha raggiunto il valore massimo il 16 aprile con 847 unità e il 29 maggio è risultato pari a 159, di cui solo uno in terapia intensiva e 25 ricoverati con sintomi.
Questo può favorire l’attrazione di investimenti e flussi turistici, tenendo conto che probabilmente il 40% dei turisti italiani che trascorreva le vacanze all’estero rimarrà in Italia. Naturalmente bisognerà organizzarsi adeguatamente per convivere con grande cautela con il nuovo coronavirus e per controllare l’epidemia. Paesi come la Corea hanno dimostrato che ciò è possibile.
In Italia e in Calabria bisogna recuperare la capacità di crescere. Nonostante l’impatto della crisi bisogna cercare di cogliere anche le opportunità che in prospettiva non mancano. Bisogna puntare sul potenziamento del sistema sanitario, sull’innovazione, sulla sostenibilità, sulla digitalizzazione, aumentando la capacità di spesa della Pubblica amministrazione, accelerando e semplificando le procedure ed aumentando la razionalità e la trasparenza degli investimenti pubblici, per valorizzare le risorse esistenti.
C’è necessità di maggiori fondi per la ripresa e per contrastare la disoccupazione e la povertà, ma bisogna pur sottolineare che sia l’amministrazione centrale e sia quella locale non riescono ad utilizzare tempestivamente i fondi disponibili.
Solo in relazione al Por sul sito della Regione Calabria sono pubblicati sul sito regionale i dati relativi allo stato dei finanziamenti del POR Calabria 2014-2020. In relazione ad una dotazione del programma di 2,37 miliardi, la spesa certificata al 24 dicembre 2019, pur raggiungendo il target previsto, è stata di 634 milioni.
In un comunicato della Regione Calabria del gennaio 2020 sullo stato di attuazione del POR è previsto di sostenere per il 2020 una spesa di 960 milioni di euro e per il 2021 ulteriori 1313 milioni di euro.
Anche nell’ultimo dibattito in consiglio regionale è emerso che ci sono notevoli fondi non spesi per la Calabria da parte del Governo centrale e anche fondi per la sanità e per l’edilizia sanitaria bloccati da anni.C’è necessità pertanto di censire queste risorse e di individuare strumenti straordinari per spenderli in tempi brevissimi.
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