di EDOARDO CORASANITI
Quattro annii, 5 mesi e 10 giorni: è questa la condanna a carico di Moussa Traore, 23 anni, del Mali che la Corte d’Assise di Catanzaro (presidente Alessandro Bravin) ha irrogato per l’omicidio di Amadou Diarra, 24 anni, del Mali, deceduto il 14 anni febbraio all’ospedale di Serra San Bruno dopo una lite avvenuta nella notte precedente con il connazionale nel centro di accoglienza per migranti di Brognaturo.
Dalla ricostruzione, sembrerebbe che la lite sia nata per futili motivi, con Moussa Traore che avrebbe offeso la famiglia di Diarra per poi andare a finire contro una porta a vetro che si è distrutta andando a ferire gravemente la vittima.
Tutti e due erano ospiti della cooperativa “Stella del Sud” di San Nicola da Crissa il 20 dicembre 2016.
Durante l’udienza il pubblico ministero, Concettina Iannazzo, ha chiesto la pena a 6 anni e 8 mesi, mentre il difensore dell’imputato, Salvatore Perri, ha sollecitato i giudici per l’assoluzione perché il fatto non costituisce reato. In particolare, Perri ha argomentato la sua tesi difensiva su due elementi: il caso fortuito e la legittima difesa. La prima, perché «la ferita non era molto profonda e soprattutto la vittima era già gravemente malata. Inoltre, Diarra è deceduto in ospedale dopo 6 ore, e quindi si può percepire come si sia interrotto il nesso di causalità tra il fatto lesivo e l’evento morte».
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