L’omicidio stradale prima e dopo gli incidenti mortali di Battaglia e Marcellino. Ricordo e confronto nella tesi di laurea di Dario Fratto

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images L’omicidio stradale prima e dopo gli incidenti mortali di Battaglia e Marcellino. 
Ricordo e confronto nella tesi di laurea di Dario Fratto
Dario Fratto durante la cerimonia di laurea
  31 ottobre 2019 16:32

Due incidenti mortali che hanno profondamente indignato l’opinione pubblica, messi a confronto per capire le reali conseguenze per coloro che commettono il nuovo reato di omicidio stradale.

Dario Fratto, studente di giurisprudenza all'Università Magna Graecia di Catanzaro, si è laureato con una tesi in ricordo di Matteo Battaglia e Nicolas Marcellino, conseguendo una votazione di 95/110 in Medicina Legale e delle assicurazioni.

Banner

Nel terminare il proprio percorso di studi il 31enne aveva espresso un particolare desiderio: analizzare, tramite due diversi casi pre e post riforma, il reale inasprimento di pene introdotto con il reato di omicidio stradale.

Banner

Così, nei mesi scorsi, si è messo in contatto con Giesse Risarcimento Danni, il gruppo specializzato nel risarcimento di incidenti mortali con diverse sedi in Calabria, chiedendo di poter incontrare le famiglie Battaglia e Marcellino: la prima, nell’agosto del 2013, aveva perso Matteo, di soli 12 anni, travolto e ucciso a Sellia Marina dal conducente di un Suv; i Marcellino nel giugno del 2018 avevano invece perso il figlio Nicolas, di 21 anni, mentre viaggiava come passeggero su un’auto rimasta coinvolta in un incidente.

Banner

Proprio nel periodo trascorso tra i due incidenti, nel marzo del 2016, è stata introdotta la legge n. 41 sull’omicidio stradale, che è stata quindi applicata solamente nel procedimento penale relativo all’incidente di Nicolas Marcellino.

Andrea Rubini ed Anselmo Vaccaro, i consulenti di Giesse che hanno seguito entrambe le famiglie nei rispettivi, delicatissimi iter giudiziari, si sono fatti portavoce della richiesta di Fratto, prontamente accolta sia dalla famiglia Marcellino che Battaglia, nella speranza che anche questa tesi possa servire da monito a quante più persone possibili per un corretto e prudente comportamento mentre si è alla guida di un veicolo.

Nella tesi, intitolata "La guida in stato di ebbrezza alcolica, o di alterazione psico-fisica per droga, nel nuovo reato di omicidio stradale", Fratto ha, infatti, messo in evidenza le differenti colpe e pene inflitte a conclusione di entrambi i processi: V.V., il conducente dell’auto che, perdendo autonomamente il controllo aveva causato la morte di Marcellino, ha recentemente patteggiato 3 anni e 8 mesi di reclusione dopo che nel sangue gli erano state trovate tracce di cannabinoidi e un tasso alcolemico pari a 1,26; per contro A.V. E., responsabile della morte del piccolo Matteo Battaglia, nonostante la guida a folle velocità – il consulente della Procura aveva infatti accertato che, al momento dell’impatto, stesse procedendo ad una velocità di 130 chilometri all’ora a fronte di un limite, su quel tratto urbano, di soli 50 km/h – era stato condannato, prima dell’introduzione del reato di omicidio stradale, a soli 2 anni e 4 mesi con il rito abbreviato.

“Essendo a mia volta familiare di una vittima di incidente stradale (nel gennaio 2005 ho perso mio nonno in un incidente stradale) penso che questo tema sia molto delicato, soprattutto tra i giovani, quindi una corretta lotta alla criminalità stradale è preferibile che vada combattuta attraverso un’opera di sensibilizzazione, educazione e formazione dei cittadini e dei giovani – spiega il neo laureato Dario Fratto - In Italia purtroppo manca ancora la consapevolezza di questa problematica: l’assunzione di alcol e sostanze stupefacenti, tra i più giovani, rileva una pericolosità “comportamentale”, un’alterazione sulle capacità di coordinazione dei movimenti, della percezione dello spazio e dell’attenzione. Per questo motivo ritengo che è molto pericoloso mettersi alla guida sotto l’effetto di alcol o droghe, i quali allentano i freni inibitori e contribuiscono a sviluppare quel senso di onnipotenza, spavalderia e manifesta imprudenza troppo spesso all’origine di irreparabili tragedie”.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner