"L'opaco confine tra consenso e propaganda" nel libro di Paolo De Luca presentato a Soverato

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Paolo De Luca

Una serata culturale organizzata della libreria “Non ci resta che leggere”

  23 agosto 2020 11:42

Dove si colloca, in democrazia, l'opaco confine che separa la necessaria ricerca del consenso dalle “mezze verità” della retorica propagandistica? Se lo è chiesto il giornalista Rai Paolo De Luca (caporedattore del Gr e corrispondente da Bruxelles) nel suo libro “L'inganno necessario” edito da Laruffa.

Il volume è stato presentato dall'autore a Soverato, nel contesto di una serata culturale molto partecipata e ben riuscita. Iniziativa promossa da Eleonora Fossella e Maria Grazia Posca, giovani e dinamiche titolari della libreria “Non ci resta che leggere”.

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Dialogando con il giornalista Francesco Pungitore, De Luca ha focalizzato l'attenzione sul tema della “crisi della democrazia” che occupa una delle più interessanti sezioni del libro. “La macchina della propaganda - ha spiegato De Luca - non nasce con i regimi totalitari, ma nell'America democratica di Wilson che doveva convincere i propri riottosi concittadini a combattere contro i tedeschi nella Prima Guerra Mondiale”.

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La propaganda, dunque, è di per sé “manipolatoria” e pertanto mette in crisi il concetto stesso di democrazia, intesa come libera e consapevole adesione a una comunità, a un programma politico, a un'idea. Ripercorrendo con acuta profondità i grandi temi e personaggi della storia, della filosofia, della psicologia e della sociologia, Paolo De Luca ha messo in evidenza l'aspetto “irrazionale” degli stimoli emotivi utilizzati al fine di omologare e indirizzare il più possibile il comportamento dei cittadini su obiettivi prefissati (a volte “necessari” come insegna l'esperienza recente del Covid). Proprio la società democratica di massa è il crogiolo di tecniche persuasive che, con l'avvento di media sempre più complessi e pervasivi, si sono progressivamente affinate nel tempo. Ma se la propaganda è mossa da qualcuno, è pur vero che chi la subisce non la riceve solo passivamente ma la ricerca, ne sente quasi “il bisogno”. Immagini, miti e simboli “servono” infatti per semplificare il nostro rapporto con gli altri e con il mondo. Ma, in tutto questo, dove si colloca il concetto di verità, di realtà dei fatti? Una domanda aperta a ulteriori riflessioni e che investe direttamente il ruolo dell'informazione e della professione giornalistica nell'era ormai dominante dei social.

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