Un videoclip, un brano "rap", depliant e tanti cartelli realizzati dagli allievi delle scuole medie per mettere in guardia dalla ludopatia.
Si è discusso di gioco d'azzardo patologico a Taverna, nella Chiesa monumentale di San Domenico, nel corso di un'iniziativa promossa dall'Ambulatorio "Samantha Canino" dell'Avis Presila e dall'Istituto comprensivo.
A confrontarsi su una tematica di stringente attualità, attraverso le diverse visioni, letture ed esperienze, sono stati l'ex consigliere regionale Arturo Bova, avvocato ed ex presidente della Commissione consiliare contro la 'ndrangheta, artefice di una normativa specifica inserita all'interno della legislazione contro la criminalità organizzata calabrese; Roberto Veraldi, sociologo e docente all'Università "Gabriele D'Annunzio" di Chieti-Pescara, Roberto Gatto, responsabile Area Dipendenze dell'Associazione "Progetto Sud" di Lamezia Terme e il dirigente scolastico di Taverna, Giuseppe Eburneo.
"C'è un problema - ha detto Bova - di applicazione della nostra normativa che è una delle prime nel Paese ed è molto precisa e stringente. Stiamo lavorando ma non mancano le difficoltà. E' importante però che l'azione sia attuata a più livelli e con il coinvolgimento di tutti i soggetti". "Il gioco - ha sottolineato il prof. Veraldi - è elemento connaturato all'uomo sin dall'antichità e non sempre è visto nella sua accezione negativa, come accade ad esempio in nazioni ritenute civilissime come la Svezia. L'esigenza ludica è imprescindibile ma va incanalata nei giusti binari. Quello che purtroppo rischia di venire meno è il ruolo della famiglia che è assente e sempre più disgregata".
Gatto ha portato l'esperienza della sua struttura che opera per il recupero di persone affette da ludopatia pur in mancanza di supporti che consentano un contrasto efficace. L'operatore ha poi lasciato spazio alla testimonianza di un giovane che ha raccontato l'odissea che sta vivendo per tentare di uscire dal tunnel del gioco d'azzardo. Il giovane ha raccontato, più di una volta sopraffatto dalla commozione, lo smarrimento progressivo dalla realtà, l'interruzione degli studi, l'allontanamento dalla famiglia, l'essere ostaggio del vizio e la lenta e non facile risalita.
"Comincio a intravedere una luce - ha detto - grazie all'esperienza che sto vivendo in comunità. Ma vi assicuro che questa è una delle dipendenze più mostruose".
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