«È stata discussa stamane in Commissione regionale anti ‘ndrangheta la proposta di legge n. 107, per il contrasto e la prevenzione del Gioco d’azzardo patologico (Gap). La legge, proposta dalla maggioranza consiliare, avrebbe dovuto contribuire al contenimento del fenomeno del gioco d’azzardo, attraverso alcune modifiche della precedente normativa. In realtà, con ogni evidenza, il risultato che si otterrà è del tutto opposto». Lo afferma Ferdinando Laghi (“DMP”), componente della Commissione regionale anti ’ndrangheta.
«Infatti, le modifiche apportate all’articolo 16 della legge regionale n.9 del 26 aprile 2018 (“Interventi regionali per la prevenzione e il contrasto del fenomeno della ‘ndrangheta e per la promozione della legalità, dell’economia responsabile e della trasparenza”), non potranno certamente ottenere lo scopo dichiarato. In particolare, la determinazione delle fasce orarie consentite per l’esercizio del gioco tramite gli apparecchi elettronici viene demandata esclusivamente ai sindaci, i quali sono chiamati a regolamentarla attraverso “un’ordinanza”.
Vengono così, di fatto eliminati il “limite massimo di apertura” delle sale gioco “non superiore alle otto ore giornaliere” e la “chiusura non oltre le ore 22”, addossando agli amministratori locali la responsabilità di scelte rispetto alle quali non è difficile immaginare possibili pressioni. Scelte che, d’altro canto, creeranno inevitabilmente situazioni di disomogeneità tra i vari Comuni, anche con conseguenti disparità di trattamento per i vari esercizi».
«Un altro aspetto che riduce i vincoli contenuti nella precedente legge - continua il capogruppo di “De Magistris presidente” - è l’eliminazione del divieto di collocare apparecchi per il gioco in locali posti a una distanza, “non inferiore a 500 metri per i Comuni con popolazione superiore a 5mila abitanti”, rispetto ad aree “sensibili” (scuole, edifici di culto, ospedali, ecc.). L’unico limite previsto, relativo alla distanza, rimane quello di 300 metri, fin qui indicato solo per i Comuni con meno di 5mila abitanti. Insomma, modifiche che vanno in direzione opposta rispetto a quella dichiarata e che appaiono del tutto controproducenti per arginare le ludopatie, vera piaga sociale in continuo incremento, le cui drammatiche ricadute sociali sono ampiamente note. Ugualmente non condivisibile appare poi l’esenzione di adeguamento ai nuovi obblighi di legge per gli esercizi con autorizzazioni rilasciate precedentemente al 3 maggio 2018».
«Questi i principali motivi – condivisi con il collega Consigliere facente parte del Gruppo DMP, Antonio Lo Schiavo - per cui ho espresso voto contrario rispetto ad una legge – rileva Laghi -, la cui ricaduta sul gioco d’azzardo patologico non potrà che essere peggiorativa. Mi auguro che i consiglieri di maggioranza rivedano questa loro proposta e correggano il tiro, formulandone una più consona agli obiettivi preposti».
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