L’Università in centro è senz’altro un’idea positiva, ma in una programmata e sinergica azione di più ampio respiro...

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  10 novembre 2019 18:38

di ALDO CASALINUOVO

Non può esserci alcun dubbio che un plesso universitario nel centro storico di Catanzaro contribuirebbe in modo decisivo alla rinascita e al rilancio del medesimo con grandi benefici per l’intera città. Tuttavia, alcune brevi considerazioni in proposito possono esser fatte.

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La città sconta da sempre una totale assenza di visione strategica del suo sviluppo. Quando si pensò alla cittadella universitaria di Germaneto (che poi, a distanza di decenni, si è realizzata, e con molta “fatica”, non in modo del tutto compiuto) non si ritenne affatto di prevedere la permanenza di almeno una “quota” dell’insediamento universitario nel centro della città: tutto al di fuori delle sue mura storiche. E se per la facoltà (o dipartimento, come oggi si dovrebbe dire) di medicina questa era e rimane una scelta giusta - in un certo senso obbligata considerati gli spazi necessari per l’attività didattica e per l’assistenza sanitaria - lo stesso non poteva e non può dirsi per le facoltà di giurisprudenza e di farmacia (e per le nuove poi istituite) ovvero per i servizi di supporto agli studenti (biblioteche, segreterie, centri multimediali, mense). Ho sempre pensato che la sede del Seminario Pio X (all’interno di una cui ala fu ospitata, com’è noto, per lungo tempo la facoltà di legge), con un edificio prestigioso e con spazi esterni ampi, verdi, e potenzialmente molto ben fruibili da una comunità studentesca, potesse essere una scelta ottimale per un insediamento universitario cittadino, con la allocazione in quel sito perlomeno di una facoltà. Ma, naturalmente, se questa potesse essere una strada praticabile – nella necessaria interlocuzione con la proprietà dell’edificio e dell’area circostante, cioè la Curia - avrebbe dovuto essere possibilità da verificare prima dell’avvio del progetto Germaneto, ovvero in contemporanea alla sua realizzazione.

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Il Convitto Galluppi – ospitato in un edificio storico che conosco molto bene avendoci io studiato nel tempo che fu, ed avendo lì fatto studiare i miei figli nelle sue scuole elementari e medie – è un plesso allo stato assolutamente inidoneo ad ospitare una facoltà universitaria, per ragioni di distribuzione degli spazi e di complessiva funzionalità del medesimo. Soltanto con una poderosa opera di risanamento e di totale ripensamento degli spazi interni ed esterni la storica struttura – memoria antica della città, da Corrado Alvaro a Luigi Settembrini – potrebbe essere riproposta come sede di una facoltà universitaria, saggiamente conservando e valorizzando le sue importanti e preziosissime radici di istituzione culturale cittadina. Così come pure la caserma “Florestano Pepe”, ormai quasi completamente smobilitata, rappresenta un altro contenitore importante nel centro della città (con di fronte il piccolo polmone verde di Villa Pepe, ora tristemente abbandonato) che ben potrebbe essere destinato - al netto, ovviamente, delle questioni relative alla proprietà dell’immobile - a sede per gli studi universitari. Non può, per altro verso, non segnalarsi un’altra problematica di natura, per così dire, logistica. Una facoltà universitaria richiama ogni giorno, tra studenti, docenti e personale amministrativo, centinaia e centinaia di persone, ed è sufficiente recarsi in un qualsiasi giorno feriale presso l’attuale facoltà di giurisprudenza a Germaneto per verificare il numero elevatissimo di mezzi in sosta nei parcheggi e nelle immediate vicinanze della facoltà.

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Il centro storico, notoriamente carente di parcheggi e con una viabilità in costante sofferenza, riuscirebbe a sopportare adeguatamente (e come?) un impatto così importante e continuativo di flusso veicolare che, seppur forse ridotto data la collocazione centrale degli edifici, rimarrebbe comunque di significativa rilevanza? Non sembra questo un profilo secondario o trascurabile nella già difficile situazione della mobilità cittadina. Insomma, l’università in centro è senz’altro un’idea positiva, ma necessita, com’è evidente, di un piano realizzativo concepito e curato attentamente in ogni suo dettaglio e in una programmata e sinergica azione di più ampio respiro.

 

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