"Come USB Catanzaro scenderemo in piazza per esprimere il nostro no al referendum del 20 e del 21 settembre. Il nostro no è un no con motivazioni alternative a quelle espresse da pezzi dell' Arco istituzionale in queste settimane di campagna refererendaria", a dichiararlo l'Unione Sindacale di Base di Catanzaro.
"Siamo per un no "sociale" crediamo infatti che andrebbero colpiti i privilegi dei parlamentari e non gli spazi di rappresentanza. Gli altri sindacati , tra cui ormai gli impresentabili confederali, hanno evitato di prendere posizione per evitare di compromettere il rapporto con i vari partiti che sostengono il si, basti pensare al rapporto storico che la CGIL ha con il Partito Democratico, rapporto che tanti danni ha provocato ai lavoratori e alle lavoratrici di questo paese. Lo dimostra quanto già accaduto in casi analoghi in cui, come accaduto in occasione del taglio del 50% dei componenti del CNEL, Consiglio Nazionale dell'Economia e del Lavoro, in cui siedono i rappresentanti delle parti sociali, il taglio non ha minimamente intaccato la rappresentanza delle grandi confederazioni sindacali ma ha tagliato di netto, escludendole, le rappresentanze delle organizzazioni sindacali conflittuali, indipendenti e autonome, riducendo così a zero il pluralismo in quell'organo costituzionale, unico ad accogliere nel suo seno le rappresentanze sociali", continua il sindacato.
"Oppure quando hanno tagliuzzato gli articoli dello statuto dei lavoratori legge 300, servito solo per i padroni per accanirsi contro i lavoratori ed avere il potere di licenziali.I tagli sono sempre serviti per contrarre la rappresentanza dei lavoratori/cittadini. Tutto questo spreco di denaro pubblico per il referendum alla fine rappresenta un risparmio annuo per le casse dello Stato sarebbe dello 0,01 per cento! Un referendum che rafforzerà il potere delle segreterie di partito, rischiando di accentuare il profilo di pochi delle Camere. In questo modo individuiamo una distorsione della rappresentanza tra le varie regioni - inevitabilmente più deboli di fronte ai veri poteri forti del paese, oggi non esiste un solo operaio nel nostro parlamento, il che non depone bene per noi cittadini". queste le motivazioni del No espresse dall'USB.
Il sindacato poi conclude: "Non va ad incidere sulla riduzione dei costi della politica, sui lauti stipendi dei parlamentari, in quanto una rappresentanza dimezzata porta a un risparmio "irrisorio" e per cui sarebbe necessaria una "riduzione dei privilegi" e "la capacità di incidere sui costi dei poteri economici e finanziari". Un referendum che va a penalizzare "le donne, che ancora non hanno ottenuto una effettiva parità di genere; le regioni più piccole e i territori meno popolosi, le formazioni più piccole, le minoranze, le diverse culture politiche del Paese". Un referendum che ha tutte le sembianze dei piani della P/2 concentrare velocemente il potere in poche mani, per meglio controllare le masse popolari, rimanendo sempre sotto le direttive dell’Europa, fatta sempre di tagli e riforme se si vuole accede a qualche finanziamento! La storia del nostro paese dovrebbe averci dolorosamente insegnato che la delegittimazione del Parlamento apre rapidamente la strada a soluzioni autoritarie, vale a dire alla morte della democrazia".
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