Lutto a Catanzaro per la morte di Antonio Marincola Politi, Furriolo lo ricorda: "Nobile d'altri tempi con lo sguardo rivolto al futuro"

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images Lutto a Catanzaro per la morte di Antonio Marincola Politi, Furriolo lo ricorda: "Nobile d'altri tempi con lo sguardo rivolto al futuro"

  28 luglio 2022 19:41

di MARCELLO FURRIOLO

Antonio Marincola Politi se n’è andato.

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A modo suo. Da solo. Senza dare fastidio a nessuno. Da Gran Signore quale è stato.

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Ora veramente il vuoto lasciato dall’amico di una vita, diventa incolmabile, per sempre. Non potrà scherzare con le parole o cercare di fare la polemica garbata, ma geniale, anche con la Morte. Anche se sono sicuro che troverà da ridire anche nel suo posto lassù. In cielo, dove si trovano le persone speciali, buone e generose come è stato in vita e lo ricordava Don Roberto nella sua commovente omelia. Lungo un’esistenza in cui ha affrontato con pazienza, anche sbraitando a volte, non pochi problemi di salute, spesso esorcizzati. Fino alla fine.

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Antonio apparteneva ad una delle famiglie nobili più prestigiose e antiche della nostra città, Marincola Politi d’Aragona, Baroni di Borgia  e San Floro, che hanno attraversato da protagonisti le fasi più esaltanti della storia cittadina sin dal XVI secolo. Donando alla città figure prestigiose di prelati, Sindaci, professionisti, grandi proprietari terrieri, ma anche intrepidi assertori dello spirito di patria. Fino al romantico protagonista della storia di amore e morte di Saverio e Rachele, che riecheggia misteriosamente tra i saloni di Palazzo De Nobili e  continua a regalare anche alla fantasia delle nuove generazioni, emozioni e suggestioni di indimenticabile poesia shakespeariana.

Eppure Antonio non amava parlare di queste cose. Preferiva parlare e tanto dei suoi progetti di lavoro. A volte assai futuribili, sui quali ci confrontavamo in vivaci discussioni. La sua capacità di costruire uno scenario personalissimo quanto fascinoso, non sempre aderente alla realtà, entro cui inserire le sue costruzioni fisiche e mentali, le sue aziende, il “suo” sistema socio - sanitario, sempre rivolto al bene del prossimo erano oggetto di animati e puntigliosi ragionamenti. Ma anche di sincero apprezzamento per le felici e ardite intuizioni, che facevano del mondo di Antonio un mondo assolutamente non banale, raffinato, a suo modo colto, ricco di conoscenze legate particolarmente alla civiltà  post latifondista e contadina, che ha vissuto anche attraverso la straordinaria figura paterna, il Barone Don Raffaele, che è mancato troppo presto all’affetto e alle cure del giovane Antonio. Ma soprattutto attraverso la figura materna, Donna Giacinta Falcone, che ha segnato in modo indelebile la sua educazione e la sua sensibilità verso il bello, il culto della manualità artistica e artigianale. I pizzi e i merletti che le suore e le orfanelle della Stella ricamavano pazientemente su disegno e sotto la guida attenta e bonariamente severa di donna Giacinta erano delle vere opere d’arte, la cui essenza ha inebriato l’adolescenza di Antonello. Come i preziosi taccuini in cui venivano raffigurati e descritti ricercati biscotti e le marmellate d’arancia amara e di fichi agostani. Dolci sapori antichi del bel tempo che fu. E rimarranno indelebili nei nostri occhi incantati gli addobbi elaborati da Antonio per le tavole delle grandi occasioni, anche in circostanze istituzionali pubbliche, allorchè esprimeva il suo sconfinato estro, il suo gusto, a volte eccentrico e la sua raffinatezza, la sua eleganza sempre fuori dalle convenzioni, superando sempre tutte le ansie di Marisa. La straordinaria passione per la cucina, che traduceva in insuperabili  primi piatti, che hanno accompagnato lunghe e indimenticabili serate,  tra aneddoti e rievocazioni puntuali, ironiche e mai velenose, di tante figure del passato, quando vivevamo ancora la speranza e la fiducia nel positivismo degli anni settanta e ottanta del secolo scorso.

Antonio Marincola, assieme all’ineguagliabile cugino Franco Marincola Tizzano, impareggiabile signore di un’epoca passata, che ha segnato una stagione tutt’ora insuperata nel campo dell’interior designer curando la progettazione e l’arredo delle più belle abitazioni di Catanzaro, ha rappresentato il momento più importante e irripetibile della mia vita, regalando alla mia famiglia, ai miei figli, Gian Paolo e Alessandro, quell’affetto e quella certezza di sentimenti, che possono albergare solo nei fratelli. Soprattutto quelli liberamente scelti nel corso delle alterne vicende della vita.

Antonio affidava spesso alle caustiche lettere ai giornali o ai suoi elaborati libri di storie, ricette e bon ton, i suoi pensieri e le sue personalissime visioni del mondo, ma anche della città, che osservava allontanarsi ogni giorno di più da quell’idea di civiltà, di rispetto, di educazione, di cultura in cui era cresciuto con la sua nobile famiglia nel cuore della vecchia Catanzaro. Dove negli anni avevano realizzato alcune delle residenze più prestigiose  e rappresentative della vecchia cinta urbana. Finchè  aveva deciso di rifugiarsi, con la sua splendida sposa Maura, nella più bella villa della costa, nella incantevole casa di Copanello, che domina il mare azzurro del golfo di Squillace, in cui si riflettevano i suoi pensieri inusuali, i suoi sogni liberamente vaganti alla ricerca della sua idea di armonia, di serenità e di giustizia. Anche quando la perfidia delle malattie segnava l’alba e i tramonti del suggestivo Luna Convento.

E dove ha deciso di immergersi per sempre. Là dove le mitiche acque dello Jonio si congiungono con il cielo, alla ricerca di un approdo sereno. Come l’ancora del suo stemma nobiliare si proietta verso le stelle e l’infinito.

Ora il tuo orizzonte, caro Antonio fratello mio, sarà finalmente libero, come i tuoi pensieri.

Riposa in pace.

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