di FILIPPO COPPOLETTA
Si è spento all'età di 98 anni uno dei giornalisti più illustri del panorama italiano: Eugenio Scalfari, primo direttore-manager dell'editoria italiana e padre delle autorevoli testate "Repubblica" e "L'Espresso". Scalfari, il compagno di banco di Italo Calvino, lascia un'impronta indelebile nella storia contemporanea.
Con lui si chiude una pagina importante per il Paese, una pagina fatta di cronaca, coraggio, cultura, lotta sociale, amore per la patria e passione verso un mestiere che non ha mai abbandonato fino all'ultimo dei suoi giorni. «Si muore desiderando. Desiderando di scrivere. Desiderando di amare. Desiderando di essere sempre nelle contraddizioni del mondo» diceva alle figlie nell'ultimo documentario Sentimental Journey.
Nato a Civitavecchia il 6 aprile del 1924, i suoi genitori erano entrambi calabresi. Studia prima a Roma, poi a Sanremo dove incontra il futuro scrittore Calvino e con lui trascorre gli anni fra i banchi di liceo.
Era ateo anche se, in un'ultima conversazione con il suo amico gesuita, Papa Francesco, ha affermato di non credere nelle religioni, ma di avere la certezza che ci sia vita dopo la morte.
Numerosi i messaggi di cordoglio che si rincorrono in queste ore da esponenti politici, delle istituzioni, uomini e donne dello spettacolo e del panorama giornalistico. Al Senato un minuto di silenzio è stato osservato prima della discussione in Aula ed un tributo è stato pronunciato dalla Presidente Casellati.
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