Mafia. Gratteri: "La lotta alle cosche non è in cima all'agenda politica"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Mafia. Gratteri: "La lotta alle cosche non è in cima all'agenda politica"

Il procuratore capo a Catanzaro, è intervenuto a 'Sentieri e Pensieri', rassegna letteraria in corso a Santa Maria Maggiore (Vco)

  22 agosto 2020 09:24

''Non vedo interesse nel contrasto alle mafie. La lotta non è al primo posto nell'agenda è politica: il malaffare non è mai stato una priorità.''

Lo ha detto Nicola Gratteri, procuratore capo a Catanzaro, nel corso di un intervento a 'Sentieri e Pensieri', rassegna letteraria in corso a Santa Maria Maggiore (Vco). Davanti a una platea di 500, Gratteri ha presentato "La rete degli invisibili", libro che ha scritto con Antonio Nicaso. Secondo il procuratore ''il 416 bis è uno strumento ancora attuale e va mantenuto'' e uno dei problemi maggiori è che in Italia ''non ci si scandalizza più di nulla e si dimentica tutto il giorno dopo. Oggi non si arrossisce neppure se ti arriva un avviso di garanzia''.

Banner

''E' il politico che va cercare il mafioso - ha anche osservato - mentre una volta era il mafioso che andava dal politico col cappello in mano. E la politica è distante dal quotidiano e si scoccia a parlare col popolo''.

Banner

E ancora. "I calabresi sono omertosi? Non è vero. E' che non sanno con chi parlare. Ma se hanno l'interlocutore giusto, parlano. E lo fanno con chi trasmette loro sicurezza. Non a caso i calabresi, secondo l'Istat, sono quelli che più hanno fiducia nella giustizia''. ha aggiunto    Nicola Gratteri, che ha anche osservato che la procura di Catanzaro è cambiata, e che ci sono magistrati e forze dell'ordine che oggi chiedono di andare a lavorare nella città calabrese.  

Banner

'Io eleggerei i membri del Csm col sorteggio. Via chi ha avuto procedimenti o ha ritardato sentenze e scadenze dei termini, poi il sorteggio per la parte restante dei magistrati. Un sistema per far perdere forza ai centri di potere''.   ha detto Nicola Gratteri. ''Mi auguro - ha aggiunto - che tutti i miei colleghi abbiano scelto di fare questo lavoro perché lo amano, perché vogliono fare qualcosa per la nazione, per la collettività''. Secondo il magistrato il numero di giudici e pubblici ministeri è sufficiente: ''solo andrebbero distribuiti meglio''.

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner