Malumori in Italia Viva dopo il voto. Bressi: “Agenda politica dettata dai soliti notabili”

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Rosario Bressi
  25 settembre 2020 08:58

 
Rosario Bressi, membro dell’assemblea Nazionale Italia Viva, analizza il voto ad urne chiuse: “A urne abbondantemente chiuse e con i risultati che oramai si sono appalesati, ritengo utile e necessario avanzare una personalissima riflessione sullo scenario politico che investe il mio partito. Italia Viva.
Le elezioni, finalmente, servono ad analizzare numeri reali, non più sondaggi o, men che meno, inziative mediatiche che rimangono tali e, spesso, fanno esattamente il loro mestiere: tempo speso a favore di telecamera che tolgono consenso e allontano gli elettori.
Dopo un anno dalla sua fondazione, Italia Viva si misura e non sfonda. Anzi, risulta non decisiva, nonostante il buon dato della Campania, a quasi tutte le latitudini.
Di chi siano le responsabilità è facilmente intuibile. Una dirigenza, nazionale e locale, che ha permesso esclusivamente ai “notabili” istituzionali di dettare l’agenda politica e a condurre i giochi in termini di alleanze, di accordi elettorali e di composizioni di liste (dove le liste si sono fatte).
Unico piccolo barlume di speranza, in Calabria, il risultato delle comunali di Reggio Calabria dove è stato premiato il lavoro certosino di chi il “proprio” territorio lo vive quotidianamente e dove la sinergia e la condivisione hanno battuto le “geometrie variabili” e le “gelosie improbabili””. 

“Un clamoroso flop, dunque, che è la determinazione palese ed evidente di come si è lavorato in questi mesi. Un lavoro che ha privilegiato le alchimie “governative” romane a scapito dell’iniziale entusiasmo dei militanti e dei comitati territoriali che quasi ovunque sono stati lasciati ai margini in nome dei “numeri al Senato” e in nome degli accordi romani. Insomma, la mancanza di radicamento sui territori, la mancanza assoluta di organizzazione, sacrificati sull’altare delle convenienze istituzionali, hanno portato ad un risultato che nemmeno le acrobazie dialettiche degli strateghi colorati di rosa pallido possono cancellare. Per tornare sul livello strettamente locale, esempio lampante e puntuale arriva da Girifalco, unico comune al voto che vedeva impegnato un iscritto (dell’ultimo momento) di Italia Viva sul territorio provinciale. Ebbene, il “nostro”, pomposamente sponsorizzato dall’unica rappresentante istituzionale del partito, scavalcando il locale Comitato territoriale, ha conseguito una clamorosa, sebbene prevedibile, sconfitta elettorale.
Ma tant’è...
Ritornando all’analisi più complessiva, non si può fare a meno di evidenziare che proprio i successi “personali” dei governatori e del “radicamento territoriale” hanno dato la cifra, inconfutabile, di ciò che è stato il voto”, spiega Bressi. 

“Così come il risultato del referendum ha evidenziato la forte avversione verso una classe politica che agli occhi degli italiani va, evidentemente, “tagliata”. Spiace, spiace tanto constatare che le previsioni esplicitate in modo chiaro e netto anche alle nostre latitudini siano state confermate dai dati. Nessun futuro politico e di partito può esserci laddove si annulla la partecipazione, la condivisione e l’entusiasmo di chi milita intorno ad un’idea e di chi crede nella politica vera. Quella politica vera che, non più tardi di qualche settimana addietro, qualcuno anche sul nostro territorio ha reclamato a gran voce lanciando un grido di allarme che, alla luce di ciò che è successo, non solo aveva un suo perché, ma che, a dispetto degli slalom dialettici di qualche novello “azzeccagarbugli locale”, era stato amaramente premonitore.
A questo punto per Italia Viva non resta che decidere se il sistema adottato, fatto di bilancini e di “inchini” a finti re e a improbabili baronesse, debba continuare, oppure se non sia il caso di un radicale cambio del sistema di organizzazione politico del partito nazionale e locale. Un sistema finalmente democratico e che valorizzi le risorse locali umiliate in questi mesi. Ai dirigenti nazionali e ai rappresentanti istituzionali locali non resta che comunicare ai militanti e ai tanti appassionati dirigenti locali come si intende procedere. Se continuare a privilegiare gli equilibrismi oppure rivedere, rivoluzionare, il sistema di gestione di un partito che non merita di essere condotto esclusivamente dagli “eletti”, figuriamoci se poi gli “eletti” cambiano partito ad ogni sospiro o ad ogni alito di vento.
Se non torna di moda la coerenza e il disinteresse politico personale, si possono fare scuole politiche e iniziative mediatiche sullo scibile umano, poi, alla fine, sono sempre gli elettori che ti danno la patente politica, non certo gli happening con sullo sfondo il progetto del Ponte sullo Stretto o la spocchia del ruolo”, ha concluso il renziano.
 

 

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