Dal 9 all’11 novembre 2021 a Pomezia il Consiglio Nazionale della Cisal, quarto sindacato d’Italia, primo tra gli autonomi. Al centro del Consiglio della Confederazione guidata dal segretario generale, Francesco Cavallaro, la manovra finanziaria 2022.
“Non ci soddisfa - spiega Cavallaro - soprattutto nella declinazione legata a giovani, pensioni e fisco. Il nostro Paese ha fame di lavoro, di lavoro vero, un lavoro stabile, adeguatamente retribuito, e non sempre più precario come tutte le statistiche ci confermano. E la risposta non può essere quella di imporre austerità, rinnovi contrattuali irrisori, trattamenti pensionistici taglieggiati e misure fiscali che rischiano di favorire i contribuenti che guadagnano di più. Servono più risorse per riformare il sistema previdenziale e tagliare le tasse su pensioni e redditi da lavoro. Quota 102/103/104 e via dicendo sono solo dei palliativi. Inaccettabile, poi, l’uscita anticipata immaginata dal presidente dell’Inps, utile solo a fissare bene in mente ciò che sarà la realtà, terribile, delle pensioni esclusivamente contributive tra qualche anno. Il 60% di chi è entrato nel mondo del lavoro negli anni 90, avrà una pensione inferiore alla soglia di povertà se non si rimette in discussione il sistema di calcolo. Questa è la vera bomba sociale".
"E poi il Pnrr. La Cisal è al Tavolo Permanente per il Partenariato Economico, Sociale e Territoriale presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, istituito proprio nell’ambito dell’attuazione del piano nazionale di ripresa e resilienza. E’ un’occasione straordinaria di sviluppo se sapremo sfruttarla con attenzione e lungimiranza. Sanità, trasporti, scuola, infrastrutture, turismo, ambiente. Non è una questione di progetti ma come questi verranno portati avanti e concretizzati"
"Tra gli obiettivi del piano proprio la riduzione del gap tra nord e sud. Un divario che la pandemia da Covid-19 e la relativa crisi economica hanno accentuato andando a colpire principalmente le fasce sociali più basse e fragili che già prima dello scoppio della pandemia erano in ginocchio e concentrando, e cito appunto i dati Svimez, le perdite di occupazione soprattutto tra i giovani, le donne e nel Mezzogiorno. E poi ci sono le infrastrutture non adeguate. I servizi non adeguati. La sanità, drammatica, sia in termini di livelli di assistenza che di prevenzione. L’istruzione. La cultura. La burocrazia. Sempre ad arrancare. Sempre con il segno meno".
"E allora - conclude Cavallaro - è evidente che qualcosa non ha funzionato ed il Sud resterà sempre la ‘questione’ se non si affronteranno, in modo risolutivo, i problemi di fondo, senza ricorrere a provvedimenti eccezionali o continuamente emergenziali, ma programmando con serietà, e monitorandone l’attuazione con rigore, le scelte fondamentali che potranno servire, nel tempo, da volano per una rinascita meridionale. E in questo la gestione del Pnrr sarà fondamentale”.
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