Oscure ombre stillano nell’universo cadente.
Annebbiano, offuscano
il penetrante luccichio dei possenti lumi largiti dal creato
quale
respiro di eterna leggiadria, di maestosità nell’incanto,
acceso
sull’umanità rigogliosa.
Si stagliano, nell’aria furibonda:
realtà sconvolgenti,
lo smarrimento che origina l’ignoto,
marasma,
il caos ghermente la felicità.
Si sbriciolano convinzioni e certezze.
Imperano forti nullità.
Gl’intensi grovigli spiegano rituali sconvolgenti
invadenti
un mondo sospeso nello scompiglio, nello scotimento.
Così com’è, in tutte le plaghe, sue, quest’universo,
perché,
oltre che afferrato dalla virulenza dell’oggi, vite mietute,
si eterna cosparso
dall’obliquo fermentare di guerre rovinanti,
minacce, terrorismo, ostili tumulti;
dal demone della povertà;
da logore lotte per sopravvivere;
da instabili società calate in dimensioni inumane.
Scalpita in questo scenario, quindi, il sillabare di sfondi tenebrosi
che
incatenano il tracimare di tristezze in profonde paludi
che
celano lo smaltato gelo
degli animi di uomini esclusi e di rifiuti umani scartati,
delle voragini degli scoraggiati,
dei temi della rassegnazione dei giovani invisibili.
Spazi, comunque sospesi con umanità in movimento, bramosa di vita.
Tra le pieghe del sillabare
ecco, pure,
l’esaltazione di miasma, di logoranti turpitudini,
scatenati
da limosi torrenti d’incarnata immoralità, d’irrimediabile interiorità invasa dal male;
l’invasione
di sete di potere e astuzie oppressive e stravolgenti.
Nulli tutti i valori.
Assenti i rimorsi dell’anima.
Piagato da cocente dolore,
nel turbinio di queste anse,
v’è
il fervere della solitudine dell’uomo globale
inaridito
da delusione e sconforto, dall’inesistenza della felicità.
Spenti il futuro e l’identità.
Forte,
il rovellare dello spirito.
Finirà?
No.
E’ l’eterno susseguirsi dell’umane vicende.
Lo spazio è nella sospensione.
L’uomo vive e sopravvive
cogl’ineluttabili furori di lotte e di miraggi
rutilanti
nel suo semplice esistere,
nel presente di ieri, dell’oggi e del domani.
E
nel fiorire della speranza.
E
nel respiro delle illusioni.
Tuttavia,
più forte dell’uomo è l’invinta natura, l’incombere del fato.
Oggi,
i feroci sentimenti della rabbia universale e delle brucianti delusioni,
la sdegnosa pratica degli inganni, l’insulto dei sogni.
Ma, più tardi, il venire respirerà cieli sereni.
Pur se,
nel penetrante scenario, lì, gonfi corpi di migranti seminati nei mari.
franco brescia
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