"Focara”, “gjitonia”, “befana”, enogastronomia e tanto folklore. A Marcedusa, Borgo rurale di origine arbereshe nell’entroterra catanzarese, non si sono spente le storiche tradizioni natalizie che, anche quest’anno, si sono svolte all’insegna dello stare insieme e dei sapori rurali del passato.
“Mastru Totu” Capellupo e Domenico Garofalo, sindaco di Marcedusa
Il concetto arbereshe di “gjitonia” ha ricoperto un ruolo fondamentale: il vicinato, quel luogo sociale in cui si sviluppano profonde relazioni e legami, condivisione e solidarietà. E così ecco il rivivere della tradizione centenaria dello stare insieme attorno alla “Focara”, termine dialettale che indica un falò di legna da bruciare, creando cumuli di legname e dargli fuoco la sera della vigilia di Natale.
Come da rito anche quest’anno la stessa è stata accesa dal più anziano della comunità “Mastru Totu” Capellupo, 97 anni, che con tanto entusiasmo si è poi riscaldato insieme ai suoi compaesani attorno al grande fuoco nella Piazza Municipio, quella principale del paese tra Comune, Chiesa, Posta, Palazzi storici e antichi “vineddi”.
L’altra peculiarità è stata rappresentata anche quest’anno dal riunirsi in numerosi gruppi per pranzi e, in particolare, cene di vicinato, caratterizzate da prodotti enogastronomici tipici dell’entroterra calabrese. Quella marcedusana è una cucina semplice derivata dai prodotti della terra: olio, farina, verdure di campo. Diversi sono i piatti da sempre realizzati e oggi riprodotti con tendenze caratteristiche. Pasta fatta in casa (mperrettati, gnocculi, taglierini); fave con frittole; cicorie e patate; crucetti e fichi intrecciati cotti al forno; grano cotto; olio olive secondo i vari modi di preparazione; funghi raccolti nelle campagne (feruliti); prodotti derivati dall’allevamento del maiale (suffrittu, frittole, capocolli, salsicce, soppressate); tiana di baccalà prodotti derivati dell’allevamento di pecore e capre (formaggio pecorino, ricotte, juncata); dolci (crespelle, pittanchiuse, tardilli, cicerata, pignolata).
Altri avvenimenti chiave che hanno caratterizzato le feste natalizie marcedusane sono state le Sante Messe della Parrocchia di Sant’Andrea Apostolo, la “Recita”, la “Tombolata”, la “Casa di Babbo Natale”, l’”incontro e auguri” con gli anziani e la “Befana” per i più piccoli.
La Recita, molto attesa dei bambini, è stata organizzata dal plesso scolastico di Marcedusa, facente parte dell’I.C. di Botricello, con tema “l’albero vivente”.
Le Tombolate sono state caratterizzate dal ritrovarsi tutti insieme, come una grande famiglia, nella sala consiliare e partecipare al gioco tradizionale natalizio con premi offerti dal comune e dal gruppo giovani in una atmosfera generale che sa di comunità e condivisione. Non è mancata la Casetta di Babbo Natale, realizzata dal Gruppo Giovani per far vivere l’atmosfera e lo spirito del Natale nel borgo a tutti i bambini tra addobbi, canti e Babbo Natale.
Spazio anche a tematiche come la prevenzione dei furti, trattata attraverso l’incontro con gli anziani, in collaborazione con il comando dei carabinieri di Botricello, occasione anche per lo scambio di auguri con i custodi del sapere della comunità.
L'affascinante parentesi festiva si è conclusa con il mantenimento di un'antica e cara tradizione marcedusana: “A BEFANA”, che vede il comune donare un gioco ad ogni bambino residente da 0 a 13 anni con un rito tradizionale tenutosi il 6 gennaio nella sala consiliare tra la felicità dei più piccoli.
Un insieme di tradizioni, sapori e valori peculiari che la comunità di Marcedusa, guidata dal giovane Sindaco Architetto Domenico Garofalo, vuole fortemente mantenere e trasmettere alle generazioni future che verranno, con orgoglio.
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