Marcello Furriolo: "Con Enzo De Virgilio finisce l'altra Catanzaro, quella del Piccolissimo"

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Marcello Furriolo
  18 agosto 2023 16:48

di MARCELLO FURRIOLO

 

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"Con Enzo De Virgilio finisce “ l’altra Catanzaro”. Quella del “ Piccolissimo “.

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Non è semplice riconoscere che le città, spesso, sopratutto le piccole città e Catanzaro è una piccola città, vivono le loro stagioni migliori quando ci sono personaggi con ruoli non necessariamente da protagonisti o da guida politica o amministrativa, ma da interprete autentico dell’umore della comunità e osservatore lucido e disincantato di tutti i tic, pubblici e privati della gente.

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Enzo De Virgilio è stato uno degli osservatori più acuti e disinibito della realtà sociale, politica e civile della Catanzaro degli anni 80 e della fine del secolo scorso, nel complesso passaggio al terzo millennio.

Enzo appartiene a pieno titolo alla mia vicenda personale e politica, per rapporti che si intrecciavano e si consolidavano con la stima, l’affetto e la frequentazione quotidiana in una città che viveva una grande stagione contraddittoria di approccio con la modernità, ma nel rispetto delle identità culturali più genuine e ricche di valori innervati nel cuore popolare dei vichi e delle viuzze del centro storico. Ma anche nei bar, i ristoranti ,“L’Uno più uno”, il cinema, il Catanzaro, l’ossessione per il calcio...

Nei nostri colloqui rientravano con pari dignità il futuro della città, il Piano Regolatore, lo sviluppo verso il mare, le costruzioni delle case popolari e le performance di mio zio Armando, fratello di mio padre, il comunista con la fisarmonica, pialla e martello e allievo del grande anarco-trotskjsta Ciccio Maruca. Molto spesso capivo che Enzo era portatore di messaggi familiari da parte di mio suocero, il mitico Colonnello Vincenzo Citriniti, Comandante dei Vigili Urbani, col quale condividevano la peculiare e dettagliata conoscenza di uomini e fatti della città, osservati con l’acume e l’arguzia di due autentici artisti della chiacchiera e della satira cittadina, attraverso la lente d’ingrandimento e gli spifferi dell’ufficio del Comando nel vecchio Mercato Coperto.

Enzo ha svolto con lo stesso impegno e intelligenza la sua attività di sindacalista e di giornalista. Il suo credo politico di socialista della migliore tradizione democratica e libertaria veniva declinato nella versione più autenticamente operaista. Le sue battaglie sindacali, politiche, ma anche giornalistiche sono state sempre e comunque affrontate accanto ai lavoratori e per la causa dell’emancipazione, dei diritti e della dignità dei lavoratori.

Ma il vero capolavoro di Enzo De Virgilio, come giustamente ricordava il bravo Aurelio Fulciniti, è stata l’ideazione e la pubblicazione del periodico “Il Piccolissimo”, assieme a due straordinari artefici del migliore giornalismo catanzarese, Moisè Asta e Venturino Coppoletti, uniti da una eccezionale verve satirica, da uno spirito di osservazione da grandi cronisti e da una capacità pressocchè unica di raccontare i fatti, tratteggiare i personaggi mai piegandoli agli interessi di parte o al becero pettegolezzo.

“Il Piccolissimo” appartiene alla migliore tradizione della pubblicistica locale, tanto per intenderci a quella firmata da Giovanni Patari con “U monacheddu” ai primi del Novecento. E costituisce allo stesso tempo un esempio, purtroppo rimasto irripetibile, di giornalismo civile in cui la professione è solamente al servizio della verità del fatto ed è svolta sempre dalla parte del lettore e non del potere. Gli anni del Piccolissimo sono gli anni del confronto serrato con la politica e con le pubbliche amministrazioni e non potevano certamente sfuggire alla penna, intinta di bisogno di verità e di giustizia, di trasparenza e di ironia, di Enzo, Moisè e Venturino le manchevolezze degli Enti locali, gli inciuci dei partiti, gli intrighi dei politici, i servilismi delle clientele. Anche se quella era proprio un’altra Catanzaro. Che progettava il suo futuro di capoluogo di regione, che costruiva il suo sviluppo all’interno dell’area centrale della Calabria, con il pieno coinvolgimento dei territori a partire da Lamezia, che disegnava una Catanzaro attorno al suo nuovo teatro e ai grandi contenitori culturali e all’Università. E di tutto questo non mancava l’eco rigorosamente critico, costruttivo e intellettualmente onesto nelle piccole colonne del “Piccolissimo”.

Enzo e Venturino costituivano, poi, “la strana coppia” del giornalismo catanzarese, sotto la benedizione e l’occhio benevolo e fraterno del presidente dell’Ordine Peppe Soluri.

Politicamente su posizioni contrapposte, di sinistra Enzo, post fascio Venturino, erano bravissimi ad inscenare baruffe, sceneggiate, frizzi e lazzi coinvolgendo, di volta in volta gli amici, che poi diventavano loro malgrado spesso vittime delle storie orchestrate dai due “diabolici” Maestri di cerimonia.

Con la fine de “Il Piccolissimo” Catanzaro ha perso un pezzo importante e uno strumento autentico del controllo democratico dell’opinione pubblica sulla politica, ma anche sull’intera vita sociale della città, perchè è venuta meno la funzione civile della stampa, che si è totalmente appiattita sulle ragioni del potere, pur avendo a disposizione strumenti e risorse infinite per svolgere un ruolo di sostegno alla battaglia dei diritti e di condanna degli abusi e delle disuguaglianze.

Enzo, Venturino e Moisè avrebbero vissuto con grande disagio l’ultimo ventennio e il degrado dei giorni nostri in una Catanzaro, che avrebbe avuto difficoltà a trovare spazio adeguato perfino nelle cronache più spietate de “Il Piccolissimo”.

Ecco perchè la figura di Enzo De Virgilio, che ci lascia col figlio Alessandro, colto e raffinato intellettuale, una grande eredità morale e professionale, rappresenta un richiamo forte a ritrovare le ragioni di un impegno nuovo per recuperare motivazioni e passioni civili di un’altra Catanzaro".

 

 

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