di MARCELLO FURRIOLO
La Calabria è donna.
Sembra questo il messaggio che viene fuori, con determinante chiarezza, dalla serie in streaming su Disney+ dal titolo “The good mothers”, disponibile sugli schermi televisivi. Una storia ispirata a fatti veri legati essenzialmente alla vicenda inquietante di Lea Garofalo, che ripercorre tre vite parallele di tre giovani donne calabresi, che decidono di rompere il muro della sottomissione per aprire una nuova stagione di speranza e di protagonismo sociale al femminile.
Ad incarnare l’immagine del mondo perverso che attanaglia la vita delle comunità calabresi, attraverso il crimine più spregiudicato e violento, è la figura di Carlo Cosco, boss cinico di Pagliarelle con collegamenti e influenze malavitose anche a Milano. Ma sopratutto è il marito di Lea Garofalo, con diritto di vita e di morte sulla giovane donna, che pagò tragicamente il suo atto di ribellione verso la cultura della ndrangheta, rivendicando con forza il suo eroico diritto di donna, di madre e di cittadina.
La serie, diretta da Elisa Amoruso e Julian Jarrold, esalta le figure femminili interpretate da Micaela Ramazzotti nel ruolo di Lea Garofalo, Gaia Girace in quello della figlia Denise Cosco, che avrà la forza di testimoniare contro il padre omicida e poi Barbara Chichiarelli nel ruolo della Sostituto PM di Reggio Calabria, Valentina Bellè che da vita alla figura complessa di Giuseppina Pesce nella sua disperata lotta di affrancamento dal potentissimo clan Pesce di Rosarno, racconta la ‘ndrangheta dal punto di vista di alcune donne che si sono ribellate e hanno osato sfidarla.
Il ruolo più inquietante e sfaccettato di Carlo Cosco, il bestiale criminale marito assassino di Lea Garofalo e padre di Denise è affidato a Francesco Colella, il giovane attore catanzarese, che con questa straordinaria interpretazione conferma la piena maturità artistica e si candida ad essere il più completo e versatile attore italiano, espressione di una raffinata e solida cultura teatrale e cinematografica capace di interpretare i ruoli più difficili e credibili, con spiccata personalità che non lo rendono mai sottomesso al personaggio.
A Francesco mi legano rapporti di stima e amicizia che datano nel tempo. Lo raggiungo al telefono mentre in macchina sta rientrando nella sua amata Catanzaro per ritrovare i diletti genitori.
Che Calabria emerge dalla drammatica rappresentazione di “The good mothers” ?
“La serie, a cui ho voluto fortemente partecipare, rappresenta solo una parte della Calabria. In molti, sulla stampa, attraverso i media sostengono che non bisogna illuminare le zone oscure di questa realtà, attraverso una narrazione della Calabria che spesso viene identificata solo con la ‘ndrangheta, con una equazione assurda: Calabria uguale ‘ndrangheta. Inaccettabile perchè non veritiera. Non solo perchè questa pianta perniciosa ha ormai allungato le sue nefaste radici nel resto del mondo. “The good mothers” ha il grande merito di non spettacolarizzare ed epicizzare la ndrangheta. Al contrario rappresenta una Calabria che, attraverso alcune storie incredibili e alcune figure di donne straordinarie, tenta di liberarsi di questo giogo sociale, ma anche culturale.
Il Premio dell’Orso d’Oro ricevuto dal film al Berlinale Series Awards è un prestigioso riconoscimento ad un’opera che affronta con coraggio e onestà le vicende di una realtà complessa, ma che non può essere omologata con la criminalità.
Io sostengo che, certamente, occorre ampliare la narrazione su questa straordinaria terra, ma non credo che il modo migliore sia quello di nascondere alcuni aspetti della sua realtà e piegare la rappresentazione sopratutto cinematografica in modalità promozionali da Ente per il Turismo, in maniera artefatta e patinata. La Calabria, le sue indiscusse bellezze, ancora in gran parte da scoprire, non hanno bisogno di questo. Hanno bisogno di operazioni coraggiose come questa di “The good Mothers, capaci di raccontare la Calabria in tutti i suoi aspetti. In questa difficile, ma importante operazione mi sento di dire che il mio lavoro di attore è importante, perchè ritengo di doverlo vivere in modo dialettico con i personaggi che interpreto, specie in parti delicate come quella di Carlo Cosco, in cui la recitazione non deve avere una funzione didattica o educativa, ma deve esprimere anche il livello morale dell’uomo che è nell’attore”
Ormai Francesco è quasi arrivato al curvone prima del Ponte, su cui si affacciano i tetti sonnecchiosi e i campanili ancora silenti del sabato della Resurrezione.
Ci rimane giusto il tempo per scambiarci gli auguri più sinceri e affettuosi.
A proposito.
Buona Pasqua Presidente Berlusconi!
Lei rappresenta, in questo giorno speciale non solo per i credenti, dal suo letto d’ospedale, l’immagine vera in cui possono riconoscersi tutti coloro, senza distinzione di classe, di ceto sociale, di credo politico o religioso, accomunati dalla sofferenza per un male insidioso, per la perdita degli affetti o della libertà personale, per le disuguaglianze crescenti, per le discriminazioni per ogni diversità, per le devastazioni delle guerre o delle tirannie liberticide.
Perchè Silvio Berlusconi, nel bene e nel male, può essere tutto questo e molto altro ancora.
Un personaggio che ha condizionato la vita politica nazionale nell’ultimo trentennio e che ha impersonato più di chiunque altri l’anomalia italiana, all’indomani della falsa rivoluzione di Tangentopoli. Una figura complessa e contraddittoria, che ha animato i sogni degli italiani affascinati dalla promessa non mantenuta di realizzare la grande rivoluzione liberale e garantista, ha sdoganato gli eredi del post fascismo almirantiano di Gianfranco Fini, ha rotto il muro del monopolio culturale della televisione pubblica, ha rappresentato a suo modo un argine all’avanzata del partito comunista di Enrico Berlinguer, inspiegabilmente graziato dalla vandea giustizialista.
Le cronache giudiziarie e mondane di questi anni, poi, raccontano di un uomo che ha interpretato nel modo più spettacolare vizi e virtù degli italiani orfani di Alberto Sordi, Marcello Mastroianni, Vittorio De Sica e, per certi versi, Giulio Andreotti e Bettino Craxi.
Ma anche Riccardo II di William Shakespeare.
Buona Pasqua a tutti.
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