di SABATINO NICOLA VENTURA*
Ero nella riunione della Giunta Comunale, Amministrazione 2006/2011, (non ricordo l’anno, ma presumo il 2008 o 2009) il sindaco, On. Rosario Olivo, pose all’attenzione degli assessori una questione sino ad allora mai rilevata, la necessità di cambiare la denominazione di una via del quartiere Santa Maria. Perché? Presto detto: a Catanzaro c’era in quel quartiere la “Via 28 ottobre”, il giorno della marcia su Roma (intestazione decisa durante il ventennio). Io, in particolare, mi sentii sorpreso: abito al Corvo e tutti i giorni passavo, da anni, dal quartiere di Santa Maria, e mai avevo fatto caso al nome o al significato di quella via. In quella riunione si decise, ovviamente, che doveva essere assolutamente cambiato il termine di quella strada. Ma sostituire la denominazione di una via non è cosa semplice: obbliga ogni cittadino residente, ma anche alle istituzioni pubbliche e private, di modificare numerosi documenti e atti. Avremmo, pertanto, determinato tanti problemi, che volevamo assolutamente evitare. Si decise, per raggiungere l’obiettivo sostanziale che ci eravamo dato, di valutare altri percorsi per risolvere il problema.
In una successiva riunione di Giunta, il Sindaco, che aveva trovato la soluzione, propose di mantenere la data del 28 ottobre ma di specificare che la via riguardava il giorno dell’elezione al soglio pontificio di papa Giovanni XXIII. La proposta fu unanimemente accolta. Oggi, come si può constatare dalla foto che allego, quella via non riguarda più la famigerata marcia su Roma fascista.
La marcia su Roma è argomento che appartiene alla storia, ma è anche avvenimento che dovrà essere, sempre di monito, affinché non abbiano a ripetersi, se pure sotto mentite spoglie, e diversamente, esperienze che da quel giorno e per vent’anni hanno eleminato le libertà democratiche e perseguitato sino alla morte migliaia di cittadini antifascisti.
Mi limiterò con quanto vado a scrivere a richiamare l’attenzione (non intendo svolgere un ricordo storico dell’avvenimento perché tanti oggi ad ogni livello d’informazione nazionale e locale, lo stanno facendo) su alcuni aspetti che hanno riguardato la preparazione e la realizzazione della marcia su Roma.
Si arrivò al 28 ottobre del 1922 dopo circa tre anni di crimini commessi dalle bande fasciste; nel 1920, ma è solo un dato dei numerosissimi misfatti commessi dai fascisti di Mussolini negli anni prima e dopo la marcia su Roma (casi emblematici durante il regime l’eccidio di Giacomo Matteotti, dei fratelli Rosselli e della lenta morte in carcere di Antonio Gramsci), sono stati assassinati 172 antifascisti e altri circa 600 sono stati feriti. I fascisti morti in quell’anno sono stati solo 4.
Il 1921 è l’anno della caccia all’uomo: ad aprile il deputato, uno dei tantissimi casi, friulano antifascista Marco Ciriani fu costretto a bere un litro di olio di ricino e a defecare sui fogli dei suoi discorsi.
Il 3 agosto del ’21 i fascisti irruppero ed occuparono palazzo Marino a Milano, all’epoca dei fatti il sindaco di Milano era il socialista Angelo Filippetti. L’occupazione delle bande fasciste cessò solo dopo lo scioglimento del governo della città. L’occupazione dei municipi in quegli anni fu un fatto sistematico.
Secondo argomento che intendo brevemente richiamare riguarda il ruolo che ebbe la monarchia nel sostenere, di questo si è in sostanza trattato, Mussolini e la marcia su Roma: l’azione del futuro Duce era chiaramente volta al rovesciamento delle istituzioni democratiche dell’epoca ed al ridimensionamento sostanziale del ruolo di Vittorio Emanuele III. Il Re decise, dunque, con l’incarico a Mussolini, di fare harakiri. La monarchia per vent’anni fu relegata dal fascismo a ruoli decorativi e di rappresentanza. Solo a luglio del 1943 il Re ebbe il “coraggio” di liquidare Mussolini. Ma il fascismo, in verità, si era auto eliminato poche ore prima della decisione di Vittorio Emanuele, con il voto, a maggioranza, del Gran Consiglio a sostegno dell’ordine del giorno Grandi. Ma il fascismo e la monarchia furono sostanzialmente eliminati dal popolo italiano (lotta partigiana e referendum Monarchia/Repubblica).
Concludo questo mio intervento sul 28 ottobre 1922 richiamando l’attenzione sulla circostanza che oggi, “guarda caso”, a distanza di 100 anni la Presidente del Consiglio dei Ministri, Giorgia Meloni, alcuni ministri, il Presidente del Senato e alcuni parlamentari provengono dal MSI e continuano ad appartenere idealmente (considerato che il simbolo di Fratelli d’Italia mantiene la fiamma tricolore del Movimento Sociale Italiano, partito voluto da un gruppo di fascisti provenienti dalla Repubblica Sociale Italia di Mussolini e da ex personalità del regime fascista).
Il Movimento Sociale Italiano, mi consento poche righe d’annotazione, fu fondato nel 1946, fra i protagonisti della sua nascita ci sono Giorgio Almirante e Pino Romualdi. Dal 1947 assume quale simbolo la fiamma tricolore, spesso assimilata in quella che arde sulla tomba di Mussolini. Il MSI fu fondato “in opposizione al sistema democratico per mantenere l’idea del fascismo”. Ma il gruppo dirigente del MSI sottolineò più volte di non avere alcuna intenzione di riportare in vita il vecchio regime, ormai fuori dal tempo. Tale posizione fu sintetizzata nella formula “Non rinnegare, non restaurare” tale formula fu foggiata da Augusto De Marsanich, Segretario Nazionale del MSI negli anni ’50.
Ma non rinnegare vuol dire non abiurare, non sconfessare, non apostatare. La frase di De Marsanich, suggestiva, come spesso lo sono le frasi pompose pronunciate dalle personalità della estrema destra, che, come in questo caso, sono ingannevoli.
Nel centenario di un avvenimento sciagurato per l’Itala e per il mondo, dichiaro di essere turbato e preoccupato, non poco, per quanto sta avvenendo oggi ai vertici del governo dell’Italia, che potrebbe ricalcare quanto si sta realizzando in Polonia, in Ungheria e non solo.
Torni, mi auspico, unite in campo e con forza, la politica, figlia della lotta di resistenza; tornino le forze democratiche antifasciste: partiti, sindacati, associazioni culturali, intellettuali per ribadire il grande valore della conquista della Costituzione italiana, e l’importanza della Sua difesa, della Sua promozione e della Sua piena attuazione.
*Già assessore comunale e consigliere provinciale
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