di FILIPPO COPPOLETTA
Un report allarmante quello presentato nella mattinata odierna al porto di Vibo Valentia. È il frutto di un anno di lavoro profuso in piena sinergia e coordinazione su più livelli istituzionali, per un progetto che ha visto coinvolti Regione, magistratura e forze dell'ordine. Una azione preventiva e repressiva messa in atto con l'intento di combattere ed arginare l'inquinamento marino in Calabria e che ha permesso di ricostruire una fitta rete di illegalità diffusa in fatto di cattiva o addirittura totalmente assenza di depurazione. Un report scientifico dei risultati delle attività di monitoraggio e repressione sul sistema depurativo lungo la costa tirrenica calabrese, tra Tortora e Nicotera.
Il rapporto di questo primo anno di attività è stato presentato a bordo della Stazione Zoologica “Anton Dohrn” di Amendolara, coordinata dal biologo Silvio Greco, alla presenza del Presidente della Regione, Roberto Occhiuto, dei Procuratori della Repubblica di Lamezia e Vibo, Salvatore Curcio e Camillo Falvo, nonché del Comandante della Capitaneria di Porto di Vibo, Luigi Spalluto.
"La strada è ancora molto lunga" ha sottolineato Occhiuto, evidenziando come la depurazione in Calabria non sia stata in cima agli obiettivi del governo regionale da almeno 20 anni. "Abbiamo ottenuto i risultati possibili mettendo in funzione i depuratori e questo lo abbiamo fatto grazie alle sollecitazioni delle Procure, molte vicine in questa fase" ha aggiunto. Per il Presidente calabrese, è ora arrivato il momento di "mettere in campo tutti gli interventi strutturali" guardando a quei tanti agglomerati urbani ed a quelle imprese calabresi ancora non collettate. "Nessuno si è posto mai il problema della depurazione" ha detto Occhiuto alla stampa, rimarcando l'intenzione di portare avanti "un lavoro lungo e complesso" volto alla salvaguardia dell'ecosistema marino calabrese.
Il resoconto è però allarmante. "Su 311 aree di campionamento con centinaia di analisi per ogni punto, il 50% di questi campioni ha riscontrato problematiche di tipo batterico-microbiologico" ha spiegato il biologo Greco. In alcune aree - tra l’altro sottoposte ad inchieste della magistratura - ci sarebbero forme di contaminanti importanti in quantità significativa e dunque, in queste zone, al termine delle indagini, indispensabili saranno le azioni di bonifica. "Si conferma così il dato dell’illegalità diffusa dove la depurazione esiste solo per il 40% - ha aggiunto Greco - la restante percentuale vede una miriade di scarichi di natura privata, provenienti da villaggi turistici, lavanderie, attività private".
Di numeri concreti ha parlato anche il Procuratore di Lamezia, Salvatore Curcio. "Con una prospettiva di analisi differente rispetto al passato abbiamo scoperto che in Calabria viene ufficialmente dichiarata la produzione di 34 mila tonnellate di fanghi da depurazione mentre oggi possiamo dire, con una stima concreta, che il numero reale si aggiri attorno alle 200 mila tonnellate". È l'allarme che Curcio rilascia nel corso dell'incontro di presentazione del report. "Centinaia di migliaia di tonnellate di differenza che immaginerete dove vadano a finire".
"La cattiva depurazione è un problema nazionale che in questa terra si sente di più per via della vocazione fortemente turistica". A rimarcarlo è il Procuratore di Vibo, Camillo Falvo, che ha parlato di "un progetto pilota" volto a unire attività preventiva e repressiva. "Molte cose sono già state fatte dalla magistratura con sequestri di aziende e depuratori per cercare di intervenire contro l’inquinamento marino - ha evidenziato Falvo - ma ci sono ancora tante altre attività di indagine che saranno intraprese nei prossimi mesi".
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