di CLAUDIA FISCILETTI
L’autismo è un argomento che viene trattato poco o nulla e, quando viene trattato, spesso vengono usati termini tecnici o medicini che rendono difficile la comprensione di questo disturbo a coloro che non sono del mestiere. Maria Elena Saraceno, pedagogista e terapista dell’autismo, è di Girifalco, in provincia di Catanzaro, e ha voluto raccontare cos’è l’autismo permettendo di usare uno sguardo più umano nei confronti dei bambini e dei ragazzi autistici.
Laureata all’Università di Firenze, per la dottoressa Saraceno l’autismo è stato qualcosa che l’ha appassionata a tal punto da decidere di renderlo la sua professione, sin da quando vi ha dedicato la sua tesi. “Sto anche studiando per un master sull’Analisi del Comportamento alla LUMSA”, aggiunge la dottoressa che fa terapia domiciliare e lavora anche con un ragazzo autistico nell’Istituto Comprensivo “Corrado Alvaro” di Chiaravalle, in provincia di Catanzaro.
“L’autismo non è una malattia ma una condizione permanente. Coloro che vivono con questa condizione percepiscono il mondo in maniera differente”, afferma la dottoressa Saraceno che vuole porre la lente d’ingrandimento sul fatto che l’autismo spesso è un argomento che non viene preso in considerazione, ignorato sia prima dell’emergenza coronavirus che adesso, nel pieno della difficile situazione in cui è protagonista il covid-19.
I ragazzi autistici hanno bisogno di una routine, di una stabilità, che con il lockdown è venuta a mancare, essendo costretti ad interrompere la terapia. Le famiglie con ragazzi che hanno questo disturbo come possono gestire la situazione? “Non vi è una regola che sia uguale per tutti, poiché ogni persona autistica è diversa dall’altra”, spiega la dottoressa Saraceno che però dà qualche consiglio a chi deve vivere questo difficile momento: “Invito i genitori a tentare di aiutarsi tra loro, dividendosi i compiti e riuscendo a dedicare a se stessi un’ora al giorno. Dare un unico obiettivo al ragazzo, in modo tale da impegnarlo in questa nuova routine ed infine sarebbe anche molto utile l’attività motoria, nonostante sia difficile da praticare in casa”, ciò non toglie che le famiglie in questione abbiano bisogno di un appoggio costante, non solo in occasione del coronavirus.
Sfortunatamente, spesso, la mancanza d’informazione su questo argomento, spinge le persone a non sapere bene come relazionarsi con i ragazzi autistici. “Dall’autismo non si può guarire, ma dalla mancanza d’informazione si, bisognerebbe mirare ad una sensibilizzazione non solo per chi lavora in questo ambiente ma anche per tutti gli altri”, continua Maria Elena Saraceno che, proprio per ottemperare a queste lacune, col il suo supervisore, l’analista del comportamento Davide D’Elia, aveva organizzato un corso di formazione per tutti gli inseganti della scuola in cui lavora, in modo tale da far conoscere loro le nozioni basilari per approcciarsi al meglio a questa neuro diversità.
Ma come sarà per i ragazzi autistici il ritorno al mondo post coronavirus? “Sicuramente non sarà una ripresa molto semplice”, risponde la dottoressa Saraceno: “E’ molto difficile ricominciare la terapia quando questa viene improvvisamente interrotta. Bisogna costruire una nuova routine, una nuova stabilità”.
In termini di inclusione dei ragazzi autistici, Maria Elena Saraceno vuole dare un ultimo consiglio: “Siamo noi che dobbiamo adattarci a loro e non loro a noi, solo così possiamo diminuire i loro comportamenti disfunzionali e rafforzare quelli funzionali”.
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