Maria Fida ricorda su La Nuova Calabria il padre Aldo Moro: "Quei suoi sospiri mentre leggeva i giornali"

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Maria Fida Moro
  17 novembre 2022 19:01

di MARIA FIDA MORO

Il nostro attuale Presidente del Consiglio dei Ministri è una donna. Che è anche una giovane mamma ed io ne sono felice come donna, come madre e come persona.

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L’On. Giorgia Meloni è arrivata dove è, a capo del governo italiano, non grazie a delle stralunate quote rosa (che a ben vedere suonano vagamente “offensive”), ma ad una grande passione, un duro lavoro e ad un percorso irto di ostacoli e tutto in salita. Le donne possono farcela: non sono personaggi di serie B e ribadirlo non è inutile. Come è ovvio, non condivido ogni singolo pensiero dell’On Meloni, ma apprezzo la sua compostezza, la disciplina e la dignità che dovrebbero essere appannaggio di chi riveste un ruolo pubblico e che troppo spesso sono mancate.

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C’è solo una cosa inevitabile che mi da’ dolore e che vorrei condividere con Giorgia per metterla in guardia anche se so, per esperienza, che si può fare ben poco. Chi ha un ruolo importante “viene massacrato” il più delle volte a torto (dal Vangelo …”e mentendo diranno ogni sorta di male di voi”) che ferisce non solo e non tanto il diretto destinatario, ma anche e soprattutto coloro che gli vogliono bene. Se crede tenga presente che sua figlia, anche da piccola, farà molto presto a percepirlo sia pure a livello inconscio. Non c’è cura, nè difesa, nè scorta.

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E’ così e basta. Dico questo non per amareggiarla ma perché lei con l’intelligenza del cuore sia preparata. Noi non dicevamo mai a nostro padre delle sgarberie delle quali eravamo oggetto per non ferirlo. Poi, al tempo dell’università, io studiavo, nel cuor della notte, nella stessa stanza nella quale mio padre leggeva i giornali. Non li scorreva, li leggeva riga per riga, articolo per articolo, tutti quanti, tutti i giorni. Ed ogni tanto sospirava. Quei leggeri sospiri trapassavano il mio cuore e la mia anima come frecce roventi.

Quando finalmente i giornali finivano, papà prendeva il testo del Bettiol e “ripassava” la lezione di Diritto Penale, che, il giorno successivo, avrebbe tenuto all’Università. Niente più sospiri, solo il fruscio amichevole delle pagine girate. Alla notizia della sua morte il mio primo pensiero è stato “nessuno lo potrà più ferire”. Certo, feriscono ancora noi, ma lui è in salvo nella bellezza della luce amorevole della verità della quale Aldo Moro è testimone nell’eterno presente dell’eternità.

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