di MARIA GRAZIA LEO
Del conflitto russo-ucraino –purtroppo ancora in corso- sono state toccati e analizzati tanti risvolti e molti suoi effetti riflessi o collaterali che dir si vogliano. Ma il fermo immagine che deve sempre restare impresso nei nostri occhi, nelle nostre menti, nei nostri cuori sono l’orrore, la morte, le ferite, il sangue schizzato sui corpi delle vittime innocenti, i pianti dei bambini innocenti in fuga, lo sgomento e l’incredulità scolpite sui volti degli adulti in cerca di una spiegazione che non troveranno mai ma che sicuramente serberà loro tanto rancore e odio per un tempo indefinito. Sì perché non si può che partire da qui se vogliamo addentrarci- sul piano penale internazionale- per definire i crimini di guerra ed i crimini contro l’umanità che potrebbero essere addebitati alla Russia e al suo primo responsabile della guerra contro l’Ucraina: Vladimir Putin. Prendendo spunto dagli articoli 7 e 8 dello Statuto di Roma -firmato nel 1998 ed entrato completamente in vigore nel 2002- istitutivo della Corte Penale Internazionale dell’Aia, per Crimini di Guerra si intendono tutti quegli atti commessi dagli Stati o da loro agenti in violazione delle protezioni stabilite dalle leggi, dai trattati e dalle convenzioni internazionali, quali quella di Ginevra del 1949, poste a tutela dei civili, dei feriti, dei prigionieri di guerra e tutto ciò che di conseguenza lede i diritti umani; per Crimini contro l’Umanità invece dobbiamo considerare tutti quelle azioni e quegli atti commessi contro la popolazione civile, attraverso un sistematico, premeditato e generalizzato intervento. Si ravvisa una sostanziale differenza tra i due crimini, nel primo caso sono sempre le leggi e i trattati a delinearli in una cornice precisa e selettiva di comportamenti, dai quali poi scatteranno le relative sanzioni penali; nel secondo caso c’è un comportamento soggettivo mosso da sdegno o da ripulsa verso la comunità di un certo territorio.(es. riduzione in schiavitù, sterminio di massa, deportazione forzata della popolazione, stupro) Entrambi sono reati imprescrittibili e –quindi- si potranno perseguire sempre.
A giudicare i responsabili politici, civili e militari di questi crimini sono chiamati due soggetti internazionali: il Tribunale Penale Internazionale (avente sede all’Aia) costituito con una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite (Onu) e la Corte Penale Internazionale che ha giurisdizione sui territori di tutti gli Stati che abbiano ratificato l’intesa (non hanno firmato la Convenzione di Roma Stati uniti, Russia, Cina, Ucraina) o che ne abbiano accettato chiaramente la giurisdizione come ha fatto dal 2014 l’Ucraina, dopo la prima invasione russa. Tra i processi più importanti contro i crimini di guerra -avvenuti con la creazione di Tribunali internazionali speciali- ricordiamo quello di Norimberga contro i nazisti responsabili del genocidio degli ebrei, conseguito nei campi di sterminio polacchi o tedeschi e quello più recente del 1993/94 che si è occupato dei crimini avvenuti nella ex Jugoslavia ad opera dei leader e ufficiali serbi (es. il presidente Milosevic venne arrestato) contro gli abitanti della Bosnia- Erzegovina.
Nel merito dell’aggressione ricevuta dallo Stato indipendente e sovrano ucraino si sono registrate prese di posizione sia da parte del Tribunale Onu che ha intimato alla Russia di fermare la guerra intesa come atto illegale sia dalla Corte Internazionale Penale dell’Aia che ha aperto- il 3 marzo- un’inchiesta sul Presidente Putin e sui più importanti responsabili civili e militari russi per capire bene di quali crimini possano essere accusati ed eventualmente processati. “Ci sono motivi fondati per credere che la Federazione Russa abbia commesso crimini di guerra in Ucraina” A sostenerlo è stato lo stesso Procuratore della Corte Penale Internazionale l’avvocato inglese Karim Khan che si è recato di persona a Leopoli per raccogliere prove da acquisire alle indagini ed i casi -effettivamente- non mancano come la strage di civili a Chernihiv dove razzi russi hanno colpito una serie di appartamenti causando la morte di 33 persone, il bombardamento dell’ospedale e del teatro di Mariupol, il massacro di civili a Bucha. Ci sono -inoltre- ipotesi da approfondire quali l’uso di ordigni vietati dalle leggi internazionali come bombe a grappolo o termo bariche su edifici e bunker, dagli effetti devastanti. Per il Procuratore Khan la legge è chiara: colpire i civili è un crimine, non c’è immunità per nessuno vale per un soldato che uccide, che stupra o terrorizza civili, vale per un comandante che ordina bombardamenti o torture. Così come l’uso di armi chimiche e batteriologiche, sparare sui corridoi umanitari imposti solo verso la Russia è un crimine di guerra e contro l’umanità. Ma per un leader politico come Putin ci chiediamo è possibile incriminarlo e di cosa? Si potrebbe anche spiccare un mandato di arresto internazionale? Per singoli atti di violenza non è facile processarlo rispetto agli alti ufficiali ed ai soldati mentre potrebbe essere accusato per una guerra di aggressione previsto dall’art. 5 dello Statuto istitutivo della Corte Penale Internazionale, oggetto di molte revisioni ed elaborazioni in corso d’opera tant’è che è entrato in vigore solo nel 2018; per crimine d’aggressione si intende un’invasione ingiustificata da parte di uno Stato - imputabile anche ad un singolo individuo che pianifica e prepara l’esecuzione dall’alto della sua funzione di direzione politica e militare e che per carattere, gravità e portata costituisce una violazione della Carta delle Nazioni Unite dell’Onu - verso uno Stato sovrano e indipendente oppure si intende il caso di un conflitto che non nasce dall’autodifesa, oltre che tutte le situazioni in cui si verificano i crimini umanitari compiuti per suo conto.
L’arresto su mandato internazionale dopo gli esiti dell’inchiesta è fattibile solo che è difficile effettuarlo in Russia. Inoltre non avendo mai ratificato il trattato di costituzione della Corte penale internazionale, la Federazione Russa non lo considererebbe ed in teoria la Corte dopo aver spiccato il mandato di cattura dovrebbe avvalersi dell’assistenza giudiziaria dei paesi che ha firmato la Convenzione. Certo se Putin andasse in uno Stato “non amico” verrebbe certamente arrestato. Non si potrebbe comunque procedere in contumacia. Ipotesi solo ipotesi -per ora- ma che potranno comunque poggiarsi nella contestualità dei tempi, delle fasi, delle indagini e dell’accertamento delle relative prove su fondamenta giuridicamente più solide. Certamente la messa in stato di accusa del presidente russo avrebbe un effetto simbolico, di monito morale e politico o se vogliamo di deterrenza perché tutti possono essere giudicati e/o condannati da un Tribunale internazionale e quindi sono uguali dinnanzi al cospetto del mondo. Non conviene a nessuno tentare di affermare la propria supremazia, allargare i propri confini territoriali con la forza perché un giorno ne dovrà rendere conto alla storia. Il sentimento di giustizia non smetterà mai di vivere e di far ascoltare il suo grido ardente, finalizzato alla ricerca della verità.
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