Mario Nicotera racconta il suo "Viaggio in Utopia": sogno di un Paese democratico

di MARIO NICOTERA

Non so per quale magia, ma stanotte ero finito in un Paese di cui non trovavo riscontro sulle Mappe. Vigeva un ordinamento statuale che chiamavano “Democrazia”, ma a me suonava stano e sconosciuto: era guidato da formazioni politiche di ogni colore, che si alternavano al governo in base ai successi elettorali ottenuti.

Nelle sedute assembleari le proposte ottenevano l’ascolto pacato delle parti e il dibattito faceva prevalere, nelle  decisioni approvate,  or queste, or quelle  proposte che, coi necessari “emendamenti”, esprimevano i diversi pensieri delle classi sociali rappresentate. Ne veniva di conseguenza che il dibattito, acceso, ma composto, forniva a tutti la possibilità di soddisfazione di tutti i bisogni, pur nelle loro sacrosante differenze.

Quando, poi, le bizzarrie del mercato finanziario e dell’assetto economico internazionale di ispirazione  capitalistica,  ancora vigente nel Mondo - malgrado il frequente rivoltarsi nella tomba del divino Marx!!! - nonché  gli “eccessi” delle “ missioni “speciali” - e non - di qualche altra Nazione o Continente, molte delle istanze dibattimentali convergevano con l’intento  di garantire il giusto Benessere del Paese.

Questo sistema, in realtà poco diffuso nel resto del Mondo, garantiva il permanere e l’evolversi di tutti i punti di vista , soprattutto in ragione del pericoloso mutarsi delle condizioni  geoclimatiche del nostro Pianeta e della ripresa  delle grandi migrazioni, come quelle che avevano caratterizzato il nostro “Lontano Passato” - non contestabile tour court nel rispetto del Diritto alla sopravvivenza del Genere Umano.

Purtroppo, alla fine, mi sono risvegliato e ho capito: si era ancora trattato del solito sogno ricorrente.

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