di MARIO TASSONE
"La divisione tra Italia Viva di Renzi e Azione di Calenda è stata vista come l’allontanarsi della prospettiva della costituzione del centro attraverso “il terzo polo” che diventava partito.
La mistificazione continua.
Il centro non ha nulla a che fare con la geometria e quindi con le squadre e compassi, l’occupazione di un’area mediana non si decide con i tatticismi di convenienza, ma è un dato politico.
È il percorso della maturità civile di un Paese che nella moderazione e nella responsabilità costruisce un’area gravitazionale di equilibrio.
Parlare di centro inteso come schieramento è improprio perché è un’area ampiamente rappresentativa in cui vive la democrazia. Le signorie dei movimenti possono trovare delle convergenze tecniche elettoralistiche non costruire politiche.
I personalismi che danno nome ai movimenti sono la negazione della politica. I leader, che sono degli autarchi, oggi tengono in ostaggio il Paese in un riflusso di negatività e di scenari malamente addobbati. La partecipazione dei cittadini è presunta: prevale un piattume senza anima.
Se ci saranno energie disponibili a scrivere una nuova storia con una controrivoluzione di idee e di valori a quella fatta nel 1994 da alcuni procuratori, avverrà il recupero della politica, dove gli estremismi e il culto delle personalità (si proprio culto della personalità)saranno lo sfondo rispetto ai progetti e alle idee maturate in un contesto più vasto.
No alla nomina dei Parlamentari, no alla stratificazione di organi autonomi di decidere sulla pelle dei cittadini, non all’assenza di ogni controllo. Un’area “di centro” nasce assieme alla ripresa di una vivacità di confronti, in cui alla folla plaudente si sostituisca la comunità.
Ci auguriamo che tutto questo possa accadere a breve. Domani è un giorno da vivere intensamente .
Il 18 Aprile del 1948 vinse con De Gasperi, la Democrazia Cristiana e lo schieramento moderato. Vinse la democrazia, vinse la libertà, la dignità e l’identità culturale di un popolo. E i democratici cristiani dove sono? Sono divisi.
Si vive un secondo "non expedir" sotto altra forma: un rifiuto ad essere protagonisti. Ma i democratici cristiani ci sono ancora e perché qualcuno parla di “ultimo democristiano”?
Quelli veri ci sono, altri sono rifugiati per vivere l’ebrezza della “fede” del potere. A quelli “veri” il compito di riprendere il filo della politica e coprire un’area dove si ritrovi gran parte del Paese".
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