di MARIO TASSONE
Ci sono momenti in cui bisogna fare delle riflessioni evitando la superficialità di ragionamenti rituali.
Non basta registrare fatti e commentarli. Difronte a particolari accadimenti che evidenziano problematicità bisogna impegnarsi a ricercare e indicare i giusti percorsi.
In questi giorni è sotto i riflettori la sentenza della Cassazione sulla “trattativa “Stato-Mafia”. Per la Suprema Corte non vi è stata alcuna trattativa e gli imputati, condannati nelle fasi processuali,assolti.
Siamo in presenza non di un “episodio” ma di una vicenda giudiziaria che si è trascinata per decenni in cui sono stati coinvolti esponenti delle istituzioni e delle forze dell’ordine.
Tanto dolore,famiglie distrutte,carriere spezzate che oggi la Cassazione ritiene tutto ingiusto.
Questa sentenza è emblematica di tante “storie” analoghe meno note ma umanamente altrettanto gravi. Si parlerà ancora per qualche giorno e poi cadrà il sipario. Il cumulo di dolore non sarà rimosso ,la sfiducia verso le istituzioni aumenterà e le disfunzioni della magistratura continueranno ad essere oggetto di provvedimenti di riforma non esaustivi. Le procure hanno “imposto” modifiche solo parziali mentre la separazione delle carriere ( non basta bisogna separare gli ordinamenti) sembra un traguardo irraggiungibile.
La situazione della giustizia civile con il cumulo esorbitante di ritardi è il segno di un degrado enorme.
Riflettiamo quindi sulla sentenza della Cassazione per intraprendere la via di riforme serie e non finte.
Se la “trattativa “ non c’è stata la mafia c’è. Esiste la criminalità organizzata conosciuta e una criminalità che opera nascosta negli interstizi delle istituzioni.
Vi sono fenomeni di soprusi, di ingiustizie, di persecuzioni consumati da chi usa metodi mafiosi: una stirpe di insospettabili per viltà di chi dovrebbe controllare. Domani è il 1 Maggio e il pensiero va alla strage di Portella della Ginestra del 1 Maggio del 1947 ad opera della Banda di Salvatore Giuliano.
Portella è ormai un simbolo. Dal sangue innocente versato il Paese si ritrovò a lottare contro la violenza e i disegni destabilizzanti di allora (separatismo della Sicilia). Anche domani il Paese deve ritrovarsi. Speriamo che ci siano meno declamazioni e sindacati più liberi ,finalmente fra il popolo, non solo nelle ricorrenze, per guidare i processi riformatori veri, essenziali perché le conquiste civili non siano un miraggio!
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