di MARIO TASSONE
È un errore se il rinnovo del Parlamento europeo si vive come una delle tante scadenze elettorali in cui le formazioni politiche misurano la loro consistenza e,considerato il travaglio dei tempi, una imperdonabile cecità.
Si assiste alla scomposizione sempre più accentuata dell’assetto geopolitico scaturito dalla fine del secondo conflitto bellico, che vede nuove aggregazioni di Nazioni che modificano equilibri in aree vaste.
La Brics si allarga in modo esponenziale.
La supremazia degli USA in alcune aree viene rivista.
Le difficoltà dell’Occidente e dell’Europa si evidenziano.
La Russia che aggredisce l’Ucraina e Hamas che fa una carneficina in territorio israeliano , trovano simpatie anche in Europa.
L’Europa va declinata storicamente e culturalmente. Si può parlare di Federazione degli Stati Europei se ci sono i popoli educati alla libertà e alla democrazia.
I movimenti politici europei debbono porre fine agli inganni del relativismo culturale.
Il tentativo di scrivere una Costituzione europea in cui si facesse riferimento alle comuni origini cristiane falli’ e creò difficoltà non di poco conto.
Rimangono troppe disarticolazioni su opzioni di fondo che sono la libertà e la democrazia.
Se questi valori non sono affermati e difesi tutto sarà complicato.
La identità europea si appanna.
Il nostro Paese sta trasferendo le nostre debolezza della “non politica” in Europa.
Molti che provengono dalla esperienza democristiana non si spendono per costruire un polo cristiano democratico aderente al Partito Popolare Europeo, ma inseguono collocazioni che smentiscono le loro origini.
Ci sono amici che dopo la scissione del 1995,le esperienze dell’Ulivo, della Margherita, hanno costruito il PD con i post comunisti, ibrida convivenza fra opposte storie, aderiscono ora al movimento neo liberale di Macron “en marche”, attraverso il Partito Democratico Europeo di Bayrou e Rutelli, riproponendo una nuova versione della Margherita, non più a sinistra ma a destra.
Pensavo che l’amico Fioroni, deluso dal Pd, divenisse un riferimento importante per ricomporre un polo di cristiani democratici che operasse anche in Europa, aderendo al Partito Popolare Europeo. Purtroppo prevale l’opportunismo che non è un valore, ma la sua negazione: un appuntamento sprecato.
Si lascia a Forza Italia essere l’unico partito che sta nel Ppe. Ci eravamo illusi che quei democristiani che avevano fatto una scelta a sinistra, una volta usciti dal PD, si collocassero in Europa con il Partito fondato anche da Alcide De Gasperi.
Questi amici che fecero la scissione del PPI nel 1995 in odio a Berlusconi lasciano a Forza Italia la esclusiva ( o quasi) adesione alle scelte europee che furono di DeGasperi, Adenauer e Schuman.
Con l’opportunismo non si costruisce la politica e senza politica non si trova il giusto percorso per uscire dalla crisi. Anche perché l’opportunismo non è una scienza esatta come la storia ha sempre, prima o dopo, dimostrato.
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