di VITTORIO PIO
Si parla ancora de “L'ultima Notte di Scolacium”, poderoso musical fra storia e leggenda, da un soggetto molto ben calibrato di Chiara Giordano e la drammaturgia di Francesco Brancatella, andato in scena per la celebrazione del suo decimo anniversario. Nella fittissima programmazione di quest'anno, lo spettacolo ha ribadito una sua qualità intrinseca, che lo pone anche a livello nazionale, fra le migliori produzioni originali di quest'anno. L'insuperabile cornice naturale, le musiche tutt'ora mai registrate di Nicola Piovani, nel testo interpretato da Sebastiano Somma, Pino Quartullo, Loredana Cannata e Morgana Forcella, hanno fatto da sponda alla saga dei normanni in Calabria. Ma occasioni di questo tipo, servono anche per intercettare ed evidenziare il talento di giovani stelle, prossime alla loro definitiva consacrazione.
E' stato così per Martina Corea, artista calabrese a tutto tondo, che in questo caso ha evidenziato il suo emozionante talento per la danza. Magnetica nella sua semplicità, gigantesca in scena per quanto umile e disponibile al di fuori, la Corea si è raccontata a margine del successo che ha sottolineato la perfetta riuscita della serata: “Sono stata coinvolta dal mio grande maestro e amico Filippo Stabile, a seguito della nuova chiamata di Chiara Giordano, l'anima di questo straordinario Armonie d'Arte Festival. Lavorare con Filippo è sempre un’esperienza magica: so che ogni sua creazione si trasformerà in un vero capolavoro. Conoscevo bene luoghi e situazioni, perchè l'anno scorso avevo già partecipato ai “Carmina Burana” e il desiderio di tornare è sempre stato presente. Questa conferma ha rappresentato un motivo di grandissima gioia”.
Come hai affrontato il ruolo di Morgana?
“Ho affrontato il mio ruolo con senso di responsabilità, cercando di rispettare profondamente il contesto, ma anche di portare la mia visione personale. È stata un’esperienza intensa e immersiva, che mi ha permesso di sentire un legame profondo tra arte, storia, natura e cultura della mia splendida regione di appartenenza. Mi sono affidata completamente al racconto e al mio personaggio, che aveva nella voce di Morgana Forcella, una sua perfetta identità.”
Che tipo di emozioni hai provato?
“È stato molto intenso dare corpo e movimento a un personaggio così variegato come quello della Fata Morgana con la sua rabbia per un amore non corrisposto, la sofferenza ricorrente che non le dava pace, la costante ricerca della libertà ed infine il desiderio di porre fine alla sua agonia, attraverso il gesto estremo della morte. La costruzione di questo ruolo mi ha fatto provare un bel pò di stati d'animo e proprio grazie a questo coinvolgimento emotivo, ritengo di essere riuscita a farne emergere tutta la sua forza. Inoltre, il meraviglioso legame creatosi con gli altri attori e con i miei colleghi danzatori ha reso l’esperienza ancora più speciale: ciascuno di loro ha lasciato in me qualcosa di importante e indelebile, che custodirò per sempre”.
Sei anche una cantante, come hai iniziato e cosa è arrivato prima?
“Da bambina il canto mi ipnotizzava per cui ho iniziato come autodidatta, ma con il supporto di un maestro molto speciale per me, mio zio Sergio, con cui ho condiviso questa meravigliosa passione e che da allora in poi è sempre stato parte integrante della mia vita. Con il tempo, all’interno del Liceo Coreutico Tommaso Campanella di Lamezia Terme, ho affiancato anche la danza, scoprendo così un altro potente mezzo espressivo. Oggi porto avanti entrambe le arti, che sento profondamente connesse, soprattutto attraverso il genere del musical di cui sono parte attiva”.
Quali sono stati I tuoi riferimenti principali?
“Figure dall'alone leggendario come Pina Bausch, intanto per la sua forza poetica e rivoluzionaria che la stessa Chiara Giordano ha evidenziato anni fa con “Since She”, uno spettacolo di livello siderale coordinato dal coreografo greco Dimitris Papaioannu, per il quale è arrivato al Teatro Politeama di Catanzaro un pubblico proveniente anche dall'estero. Ma anche Ohad Naharin, creatore del metodo Gaga, Crystal Pite, per la sua capacità di unire coreografia e narrazione, Akram Khan e Sidi Larbi Cherkaoui, per la loro ricerca innovativa e interculturale. Adesso che frequento l'ambiente dei musical, mi ispiro a grandi interpreti internazionali come Sutton Foster, Audra McDonald, Hugh Jackman, Lin-Manuel Miranda e la gigantesca Barbra Streisand, artisti completi che ammiro per la loro versatilità e presenza scenica. In ambito italiano, seguo con interesse professionisti come Luca Giacomelli Ferrarini, Giò Di Tonno, Serena Autieri e Alice Mistroni, che stanno contribuendo a far crescere questo mezzo espressivo nel nostro paese”.
Dalla Calabria poi hai deciso di trasferirti a Milano: cosa hai portato in dote e cosa invece hai trovato lì?
“In Calabria ho avuto l’opportunità di formarmi e di partecipare a progetti artistici che hanno segnato il mio percorso, tra cui questa doppia partecipazione ad “Armonie d'Arte Festival”, che ribadisco essere stata un’esperienza veramente intensa, per la sua capacità di unire danza, teatro e paesaggio in modo davvero unico e suggestivo. La decisione di trasferirmi a Milano è nata dal desiderio di ampliare i miei orizzonti professionali e confrontarmi con realtà artistiche più strutturate. Qui sto continuando a formarmi e a lavorare in ambito teatrale e musicale, con tanta curiosità ed emozione”.
Ma la danza accademica e quella contemporanea possono comunicare e convivere?
“Assolutamente sì. La danza accademica rappresenta le radici, la base tecnica e storica, mentre la contemporanea ne è una naturale evoluzione, uno spazio di ricerca e sperimentazione. Non sono in contrapposizione, ma anzi convivono e dialogano, arricchendosi reciprocamente. Io mi sento particolarmente vicina alla danza contemporanea, perché rappresenta un linguaggio libero che permette di esprimere emozioni e pensieri senza seguire schemi troppo rigidi. È un terreno aperto dove tecnica e creatività si incontrano, e dove il corpo diventa uno strumento di narrazione autentica”.
Esistono similitudini tra le due arti di cui sei interprete? Anche se molto diverse, c'è qualcosa che unisce il canto alla danza?
“Ci sono assolutamente dei lati in comune: entrambe partono dal respiro, dal corpo e dalla necessità di comunicare emozioni vere. La perfetta sintesi tra queste due arti è rappresentata proprio dai musical. Attualmente sono all’interno della Compagnia Teatrale "Saltafoss", con la quale porto in scena due splendidi spettacoli: “Happy Days” e “Frankenstein Junior”, quest’ultimo andrà in scena quest’anno per la seconda volta al Teatro Nazionale di Milano”.
Ti senti più cantante o danzatrice e quale potrebbe essere invece un aggettivo che definisce la tua personalità?
“Direi che sono determinata. Coltivo con passione e costanza tutto ciò che faccio, senza mai smettere di mettermi in discussione, anche per questo non amo definirmi solo cantante o solo danzatrice, perché entrambe le arti fanno parte di me e coesistono con tante altre dimensioni che mi forgiano. Preferisco il termine “Artista”, che sento più ampio, aperto e libero da etichette”.
Cosa è il talento e come lo si riesce a riconoscere?
“Per me il talento è una scintilla, una predisposizione naturale che emerge spontaneamente. Ma si riconosce davvero solo quando viene coltivato con disciplina, studio e dedizione. Senza questo, resta potenziale inespresso”.
Qual è l’ostacolo più grande che un danzatore dovrà affrontare lungo lo sviluppo della propria carriera?
“Credo sia la costanza nel superare i limiti: quelli fisici, quelli mentali e quelli imposti dall’ambiente artistico stesso. Serve resilienza, perché ci saranno sempre difficoltà, ma è lì che si misura la forza di un danzatore”.
Ed invece la gioia più grande del tuo mestiere?
“Sentire di aver comunicato qualcosa di autentico al pubblico. Quando la mia danza o la mia voce arrivano a toccare qualcuno, anche solo per un istante, quella è la gioia più grande”.
Sei molto giovane ancora: come ti immagini fra 10 anni?
“Tra dieci anni mi immagino ancora immersa nel mondo dell’arte, continuando a lavorare come Artista. Vorrei vedermi felice e soddisfatta del percorso fatto, con la sensazione di aver coltivato le mie passioni e costruito una carriera che mi rappresenta davvero”.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736