Il 31 luglio alle ore 18:00, presso il Complesso Monumentale del San Giovanni, sarà presentato il catalogo “L’arte di tutti i tempi dell’abbandono Saverio Rotundo U Ciaciu”.
24 luglio 2020 10:31di Piero Mascitti*
E’ interessante indagare le ascendenze di Saverio Rotundo, in arte “u Ciacio”, con le derivanze e le ascendenze e le arti plastiche mondiali. Quando parlava della sua arte Mimmo Rotella diceva che vi era della magia, intendendo quel senso magico, fiabesco di fare e trasformare la carta in opera d’arte, così come il Ciacio, Saverio Rotundo, trasforma i residui urbani in sculture, così come faceva César, grande amico di Mimmo Rotella, protagonista del nuovo realismo.
L’arte plastica del Ciacio non si ferma solo a César, ma vi è qualcosa di qualcosa di Tinguely, marito di Niki de Saint Phalle. Magico dicevamo, ma anche qualcosa di molto meccanico, perché Saverio Rotundo era, per chi non lo sapesse, prima di iniziare la sua grande avventura nell’arte, un grandissimo artigiano; ci vuole un fare e grandi mani per le sculture immense di Saverio Rotundo. Ma vedo nella sua arte, quest’arte senza tempo, sicuramente senza data, senza scimmiottare nessuno, perché c’è un’originalità plastica nelle sue opere, sicuramente qualcosa che lo riconduce ad un altro scultore immenso, l’americano John Chamberlain, lo scultore che era un po’ il César americano. César, anche lui rientra nei grandi movimenti, nelle grandi sculture di Saverio Rotundo, “u Ciaciu”e perché no, vi è anche Julio Gonzàles con le sue sculture in ferro, vi è anche Melotti, anche se Melotti amava l’anti scultura, la piccola scultura, mentre Saverio Rotundo si infuria con opere monumentali. E ancora sembriamo scoprire la complessità compositiva di Alik Cavaliere e la sua passione per il ferro.
E’ meritoria quest’opera di raccolta di testi e di foto sulla sua opera. E’ meritoria perché Saverio Rotundo è un maestro per tutti quei giovani che sono all’Accademia di Belle Arti e per quei giovani che si cimentano con la scultura, sicuramente la più difficile come arte, per la difficoltà di linguaggio, per la difficoltà di mercato. Ma la poesia che Saverio Rotundo aveva nella sua vita, vi è anche in queste opere. Vedo in queste opere la poesia di Mandel'štam, poeta morto in un Gulag russo, che parla di poesia in modo tenue, pur avendo visto e vedendo le Grandi purghe staliniane. In Saverio Rotundo ho visto un altro tipo di oppressione, l’oppressione di essere considerato quasi, diciamo, un bizzoso, in una città come Catanzaro in cui la scultura e le arti non hanno avuto prima dei palcoscenici, delle situazioni. E lui ha voluto sfogare questa sua voglia di fare, anche con la voglia d’imparare; si è iscritto all’Accademia di Belle Arti, fucina di artisti, d’importanti creatori, frequentando tutti i corsi e riuscendo addirittura ad arrivare a diplomarsi in tutti.
Saverio Rotundo declinava il “io ci sono”, e oggi c’è qui in mezzo a noi, e in mezzo a noi vuole dire che la scultura è arte e poesia come diceva Mimmo Rotella dopo l’11 settembre. Dopo le barbarie c’è l’arte e c’è la poesia, e così dopo il corona virus ci sarà l’arte e la poesia, l’arte e la poesia di Saverio Rotundo, in arte “u Ciacio”.
*Fondazione Rotella
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