Massimo Veltri: "I mille volti di Luigi Lombardi Satriani"

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  04 giugno 2022 10:49

di MASSIMO VELTRI 

Con Luigi Lombardi Satriani, quando eravamo entrambi all’università, ad Arcavacata, ci frequentavamo poco. Lui era preside a Lettere, io in carriera a Ingegneria: la comune militanza a sinistra non era sufficiente a garantire luoghi e occasioni di incontro. Malgrado una sezione universitaria di partito e di sindacato in via di formazione e poi di consolidamento, erano i ciao e i buongiorno gli unici segni di una reciprocità che a poco a poco di arricchiva della lettura e dei commenti dei libri e degli articoli che andava scrivendo, anche sulla stampa locale. 

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Poi si trasferì a Roma fino a che non ci ritrovammo e ci riconoscemmo con uno sguardo incrociato nell’incontro dei candidati calabresi dell’Ulivo nella primavera del 1996. Che primavera, fu quella, quanta energia, quante forze, quante speranze. Lui a Vibo Valentia, Antonella Bruno Graneri a Paola, Cesare Marini a San Demetrio, Nana’ Veraldi a Catanzaro e tanti altri ancora uscimmo vincenti dalle urne e ci ritrovammo in Senato. Luigi in Commissione Cultura, poi anche nella Commissione Antimafia, io in Ambiente e Territorio, ma vicini in Aula, vicini anche a Cesare Salvi prima e Gavino Angius poi.

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Fu una scuola nella scuola: scuola da docenti e scuola da discenti. Negli intervalli o al ristorante o alla bouvette  o a sera si discuteva di tutto, scrivevamo articoli per i giornali, proposte di legge, documenti sulla Calabria, approfondimenti sul panorama culturale italiano. Lui arrivava ogni mattina in Aula stracarico di libri e almeno due borse dalle quali spuntavano carte d’ogni tipo, ma l’occhio gli cadeva subito sui due o tre che di volta in volta campeggiavano sul mio desk. Particolarmente colpito, ricordo, fu da Armi, acciaio e malattie di Jared Diamond e Gli Asiatici di Prokosch e nelle discussioni susseguenti si inseri’ pure Angius risultando così un vero e proprio Seminario.
I parlamentari calabresi di centrosinistra instituirono un coordinamento fra Camera e Senato, io fui eletto fra i senatori e continuo, indefesso fu il contributo che Luigi diede in quella fase, anche in riferimento ai rapporti con il governo. Avevamo un rovello costante e prevalente che si intrecciava continuamente con la ricerca e la definizione di una nuova sinistra: quello per un mezzogiorno capace di camminare con i propri piedi. Fu fra i più attivi nella discussione che ci fu nel Gruppo Pds al Senato sulle politiche per il Sud, a seguito della mia relazione e nelle fasi successive. Infaticabilmente curioso mi chiedeva dei lavori in Commissione Ambiente, dopo l’alluvione a Soverato segui’ passo passo sia l’iter del decreto legge che la missione parlamentare che svolgemmo in loco. Glielo sconsigliai ma volle farlo ugualmente: scrivere alla Direzione Nazionale del Partito proponendomi una volta come segretario regionale, un’altra come responsabile del Porto di Gioia Tauro.

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Ma parlare di Luigi Lombardi Satriani senza parlare di casa sua, a Roma come in Calabria, della volta che andammo a Capo Vaticano al Premio Berto e mi chiamo’ dalla tribuna a prendere la parola, della missione in Venezuela per il bicentenario della bandiera italiana, le notti nella giungla caraibica… tutto sarebbe parziale e riduttivo senza accennare almeno al Lombardi Satriani uomo, amante della vita, delle sue case stracolme di libri e quadri, quadri di ciascuno dei quali ricordava e citava nomi, ruoli e dati. Accennare almeno, appunto, perché di Luigi Lombardi Satriani occorrerà parlare e riparlare, magari con una Fondazione che farà capo e riferimento a lui e alla sua opera, alle sue opere.

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