Medici cubani in Calabria, i presidenti provinciali degli ordini: "Pericolo di esercizio abusivo"

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L'arrivo di medici cubani in Calabria
  20 agosto 2022 20:31

"Premesso che gli Ordini Professionali dei Medici e Odontoiatri sono Organi sussidiari dello Stato “al fine di tutelare gli interessi pubblici, garantiti dall’ordinamento, connessi all’esercizio professionale”,
impegnati quindi, oltre che negli aspetti etico deontologici professionali, soprattutto nelle garanzie di qualità dei professionisti al fine della tutela della salute dei cittadini costituzionalmente garantita.
Ci dichiariamo prioritariamente interessati a che il SSR offra Servizi di qualità, corrispondenti agli standard di salute a cui hanno diritto i calabresi, nonché disponibili ad essere coinvolti in ogni iniziativa che
persegua tali finalità". Comincia così la missiva dei presidente degli ordini provinciali dei medici calabresi indirizzata al presidente della Giunta Roberto Occhiuto sul caso dei medici cubani.


"In relazione all’indiscutibile carenza di personale sanitario operante nella nostra regione, sarebbe stato opportuna una interlocuzione propositiva con le istituzioni ordinistiche, che avrebbero saputo
fornire il proprio contributo nell’affrontare tale problematica, così come di recente dimostrato, con molto lavoro e sacrificio, nelle attività di monitoraggio, verifica e controllo inerenti all’obbligo vaccinale!.
Nel merito della decisione assunta dal Presidente della Regione Calabria, riguardante l’accordo per il reclutamento di circa 500 medici Cubani, in deroga alle procedure consuete, esprimiamo forti
perplessità in merito alle garanzie di qualità nell’assistenza che verrà fornita da questi operatori sanitari stranieri. La norma che si cita, riguardante una deroga temporanea alle procedure consuete che sono
richieste per il riconoscimento dei titoli conseguiti in paesi stranieri, non vuol dire che tale riconoscimento non è necessario, ma soltanto che detta norma sposta l’onere di effettuarlo dal Ministero alle
Regioni". Scrivono Vincenzo Ciconte (Catanzaro),  Enrico Ciliberto (Crotone), Eugenio Corcioni (Cosenza), Antonio Maglia (Vibo Valentia) e Pasquale Veneziano (Reggio Calabria). 

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"In ogni caso, i titoli vanno rigorosamente verificati per poter esercitare la professione in Italia e in Calabria sempre con regole trasparenti e procedure certe, evitando il pericolo di sfociare
nell’esercizio abusivo e, di fatto, di sfasciare l’intero sistema che regola l’esercizio di questa professione e che per il resto non è cambiato!. E’ solo il caso di ricordare che la conoscenza adeguata della lingua
italiana, nell’esercizio di qualunque professione ed, a maggior ragione, nel campo dell’emergenza sanitaria (come precisa l’accordo firmato), è di importanza fondamentale: la mancanza, ma anche la sola
insufficiente conoscenza di questo strumento essenziale di comunicazione, può risultare drammaticamente dannosa e ritardare o non individuare tempestivamente diagnosi e cure appropriate o,
peggio, perdere vite umane anziché salvarle. Così come è molto preoccupante l’inevitabile ignoranza riguardante le nostre pratiche di medicina legale (ad esempio: i referti che per legge è obbligatorio
vengano redatti dal professionista che ha constatato il fatto, la certificazione formale della morte ecc.) da parte di colleghi stranieri, al pari di tante regole in materia sanitaria che il nostro sistema sanitario
pone a tutela dei cittadini, che hanno il diritto di trovare competenza e non solo un pronto soccorso “aperto”!", scrivono ancora. 
.
"Gli Ordini scriventi chiedono che vengano vagliate prima altre soluzioni e percorsi che tengano conto, intanto, del coinvolgimento dei medici di continuità assistenziale, degli specializzandi (non solo
dell’unica Facoltà di Medicina calabrese), dei medici in formazione per la medicina generale, dei medici in quiescenza, ecc. e soprattutto che si facciano reali ed attrattive manifestazioni di interesse nei confronti
di nostri iscritti che lavorano in altre regioni d’Italia. A questo proposito, è necessario che si faccia anche una seria analisi sui motivi per i quali centinaia di medici, pur conservando la residenza in
Calabria e l’iscrizione negli Ordini della nostra regione, hanno preferito le opportunità di lavoro offerte in altre regioni".

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"In considerazione degli aspetti emergenziali generali relativi alle carenze di personale sanitario e all’intera questione attinente al potenziamento dell’offerta sanitaria, è necessario che ogni professionalità sanitaria attualmente operante nelle nostre strutture, ad ogni livello di impegno e ruolo, venga realmente incentivato, nel rispetto delle norme italiane ed europee vigenti, a poter fornire un contributo supplementare volontario, teso al raggiungimento degli obiettivi di assistenza sanitaria poste dalla Regione Calabria. Si auspica quindi - concludono - una interlocuzione propositiva permanente tra Regione ed Ordini su temi sanitari di tale rilevanza".

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