Medici cubani in Calabria, Lino Puzzonia (Fismu): "La dignità dei nostri professionisti viene calpestata"

Share on Facebook
Share on Twitter
Share on whatsapp
images Medici cubani in Calabria, Lino Puzzonia (Fismu): "La dignità dei nostri professionisti viene calpestata"
Pasquale Puzzonia
  19 agosto 2022 18:35

di LINO PUZZONIA

La decisione assunta dal Presidente Roberto Occhiuto per la stipula della Convenzione con una società partecipata del governo caraibico per l’assunzione di 500 medici cubani ha aperto una discussione nel mondo politico calabrese portando alla luce le diverse scuole di pensiero che sull’argomento si sono subito “aperte”. Al dibattito interviene con una sua riflessione il dott. Lino Puzzonia, medico e dirigente sindacale della FISMU.

Banner

“E’ davvero scoraggiante dover prendere atto che questa terra di Calabria non riesca godere se non molto indirettamente grazie all’emigrazione sanitaria (per chi se la può permettere e comunque solo per l’‘elezione) di quello che, in qualche modo, resta uno dei migliori sistemi sanitari pubblici di paesi grandi. E’ ancora più scoraggiante dover constatare dopo cinquant’anni di interesse di professionista e di cittadino alle questioni sanitarie che la loro governance in Calabria non è difficile ma del tutto inutile.

Banner

La responsabilità naturalmente è dei calabresi e della loro assoluta incapacità di esprimere a destra, al centro e a sinistra del personale politico capace di avere un atteggiamento virtuoso nei confronti del problema.

Banner

La politica calabrese non ha mai neppure tentato di conquistare consenso con l’offerta di un servizio efficiente capace di affrontare i comuni problemi di salute della gente. La sanità è stata utilizzata come serbatoio di denari (3,5 miliardi di euro allo stato) da trasformare in voti.

A partire dagli anni settanta abbiamo disegnato una mostruosa rete ospedaliera fatta di 41 postazioni che hanno consentito

1)      l’assunzione di migliaia di dipendenti di scarsa qualificazione professionale (impiegati, commessi, servizi tecnici, mansioni elementari di pulizia, tutti pletorici), interi comuni che vivevano e vivono di sanità.

2)      la possibilità di favorire rapide carriere per le qualifiche più elevate (primari, dirigenti amministrativi, costose consulenze)

3)      spese ridondanti per l’acquisto di beni e servizi.

Il tutto trasformabile in voti a favore di parlamentari, amministratori regionali, sindaci ecc.,

Questa fase, che definirei microclientelare, nel tempo, con l’inevitabile esaurirsi di una spinta espansiva all’infinito, si è trasformata in una situazione macroclientelare dove il consenso e i voti sono stati ottenuti con l’appoggio di interi comprensori legati a un demagogico municipalismo quasi mai sostenuto da buone ragioni tecniche ma esclusivamente legato al prestigio del pennacchio e ad un poco di indotto. Il tutto basato sulla disperata quanto fallace difesa di cattedrali nel deserto con prestazioni inutili, ripetitive, spesso poco qualificate mentre la presenza sanitaria del territorio veniva completamente abbandonata e lasciata alla buona volontà dei soli medici di famiglia.

Le proposte di una radicale inversione di tendenza sono venute ormai da anni ma la politica non ha mai avuto il coraggio di rischiare quel macroclientelismo per cui invece di pensare al decentramento sul territorio ad una razionalizzazione della rete ospedaliera basata sulla presenza di pochi grandi ospedali si è cominciato a parlare di riaprire i pochi ospedali chiusi (peraltro malamente al di fuori di un qualsiasi programma e senza alcun riutilizzo) all’inizio del secondo decennio.

Il commissariamento ha fatto il resto ma al commissariamento la politica regionale non ha saputo reagire se non con solita demagogia. Un autorevole esponente istituzionale a una sollecitazione ad agire in maniera diversa mi rispondeva testualmente “Non potevi dirla meglio ma fino a quando non ci sarà un commissario capace……….chi fa politica, anche quello intellettualmente più onesto, è costretto a stare zitto o a fare singole iniziative territoriali.”

Un altro esponente appena in odore di una candidatura alla Presidenza della regione (che poi non venne) si affrettò a mandare un messaggio per la riapertura di un ospedale.

Oggi Mario Occhiuto senza alcun piano strategico lancia la estemporanea soluzione dell’assunzione di 500 medici cubani , da collocare dove domando. Saranno questi i medici che consentiranno di non perdere 300 milioni l’anno di mobilità sanitaria? Saranno questi i medici capaci di dare risposte sul territorio a due milioni di calabresi?

Ancora una volta il consenso lo si vuole conquistare con la demagogia e, come vedete, a tale atteggiamento di adegua anche l’opposizione, che vuole capire ma non dissente.

La dignità dei medici calabresi viene calpestata e si dice ai giovani di cercare altrove, nel resto d’Italia, all’estero, nel privato. Ben vadano Occhiuto dice che i cubani costano di meno e sono bravi e disponibili. No cercare di governare la sanità in Calabria è tempo perso".

 

Medico e dirigente sindacale FISMU

Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner
Banner