"Mercato, economia e bene comune: le ragioni del dialogo” , incontro- confronto a Catanzaro

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  01 settembre 2025 10:41

Si terrà sabato 13 settembre 2025, nella sala consiliare della Camera di Commercio di Catanzaro, con inizio alle ore 10, il Convegno sul tema “Mercato, economia e bene comune: le ragioni del dialogo”. L’evento rientra nel più ampio progetto avviato dal Movimento Ecclesiale di Impegno Culturale (M.E.I.C.) -sezione diocesana di Catanzaro-Squillace - per la costituzione di una Alleanza per il bene comune aperta alla società civile, al mondo associativo, accademico, sindacale, ordini professionali, associazioni di categoria e istituzioni pubbliche per promuovere, con azioni concrete, l’idea del bene comune e dei diritti inalienabili dell’uomo, difendendo, ad ogni livello istituzionale, i principi cardine della nostra Carta costituzionale. L’idea dell’Alleanza è stata sviluppata dal M.E.I.C. prendendo spunto dalla storica sentenza della Corte costituzionale n. 192/2024 sull’ Autonomia differenziata che ha configurato il bene comune come strumento a servizio della società e dei diritti degli individui e delle formazioni sociali a garanzia dell’unità e l’indivisibilità della Repubblica. Peraltro, il bene comune è uno dei cardini della Dottrina sociale della Chiesa quale dimensione sociale e comunitaria del bene morale.

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 Il Convegno fa seguito all’intesa intercorsa tra il M.E.I.C. - e Fondazione Eugenio Mancuso per condividere e promuovere, nell’ambito di EXPO FATA, annuale importante manifestazione organizzata dalla suddetta Fondazione, iniziative per la diffusione di una cultura del bene comune.

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“Il filo conduttore del Convegno – ha evidenziato Luigi Bulotta, presidente del M.E.I.C., sarà il bene comune e, in particolare, l’economia del bene comune. Infatti, per superare le criticità in atto nell’ambito economico e finanziario dovremmo cominciare a vedere appunto un’economia come mezzo al servizio dell’equità della persona; l’ambiente dovrebbe essere visto come una casa comune; per l’aspetto sociale passeremmo dall’homo oeconomicus all’homo homini natura amicus, quindi all’aspetto relazionale di cura, di generatività e di reciprocità. L’acquisizione di denaro non deve essere un fine in sé stesso, ma un mezzo per ciò che conta davvero: una buona vita per tutti. A tal fine vanno coinvolti anche altri soggetti che sono fondamentali per la costruzione di un bene comune, come il Terzo settore, la cittadinanza attiva e la comunità. Infatti, per la realizzazione di questo obiettivo bisogna essere tutti, sia pure nella diversità di idee, in piena sintonia e sinergia, parlando la stessa lingua con la massima apertura verso chi ci sta vicino. Per questo motivo è molto importante il dialogo e il confronto tra tutti i soggetti coinvolti e che condividono lo stesso cammino e gli stessi obiettivi, in modo che si possa realizzare concretamente il bene comune, inteso come il convivere sereno e solidale dei cittadini, promuovendo nel contempo, l’appartenenza consapevole e responsabile alla comunità nazionale”.

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L’avv. Francesco Granato, presidente della Fondazione Mancuso, da parte sua, ha sottolineato che, a suo avviso, “il sistema delle imprese, particolarmente nel campo dell'agricoltura e del turismo, può svilupparsi adeguatamente e resistere solo nell’ambito di un tessuto “bene-stante”, nel quale opportunità, almeno minime, di reddito e, comunque, di sussistenza risultino in capo a chiunque abbia capacità di lavoro e volontà di espletarlo. Il rapporto fra tutti i soggetti che operano in campo economico deve necessariamente essere finalizzato, attraverso un costante confronto, al bene comune, fuoriuscendo dalle mere logiche del mercato, le cui regole non recepiscono dinamiche diverse dall’oggettivo confronto della domanda con l’offerta. Per questo motivo, come Fondazione, abbiamo, subito e con convinzione, aderito alla proposta del M.E.I.C. di condividere le finalità che l’Alleanza del bene comune si prefigge, inserendo questo convegno tra gli eventi previsti nel contesto dell’organizzazione di Expo Fata 2025 – Fare Agricoltura, Turismo, Ambiente, che saranno necessariamente incentrati sulle problematiche e tematiche emergenti e di maggiore interesse nei settori dell’agricoltura, del turismo e dell’ambiente, ma, specie negli attuali tempi di generale crisi economica, sulle esigenze sociali e sulla estesa e profonda mappa dei bisogni che in Calabria non accenna a regredire mancando attività economiche trainanti."

Hanno aderito all’iniziativa del M.E.I.C. la Camera di Commercio di Catanzaro, Crotone e Vibo Valenzia, di cui è presidente Pietro Falbo, il COMALCA, Mercato Agroalimentare Calabria, di cui è presidente Daniele Maria Ciranni, l’Unindustria Calabria, di cui è presidente Aldo Ferrara.

I lavori congressuali, moderati da Giuseppe Soluri, presidente dell’’Ordine dei giornalisti della Calabria, saranno introdotti da S.E. Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace; seguiranno gli interventi di Pietro Falbo, presidente della Camera di Commercio CZ KR VV, Nicola Fiorita Sindaco di Catanzaro, Francesco Granato, presidente Fondazione Eugenio Mancuso, Aldo Ferrara, presidente Unindustria Calabria, Daniele Maria Ciranni, presidente Comalca che esporranno le loro idee e valutazioni sul bene comune e come intendono nei rispettivi enti sostenere una economia mirata al bene comune. Gli aspetti strettamente economici e finanziari legati ad una economia del bene comune saranno illustrati da Franco Rubino, Direttore del Dipartimento di scienze aziendali e giuridiche dell’Università della Calabria. Le conclusioni saranno tratte da Luigi Bulotta, presidente del M.E.I.C.

La partecipazione al Convegno è libera. I lavori potranno essere seguiti in diretta collegandosi alla pagina Facebook del MEIC, Sezione di Catanzaro-Squillace.

Nel partire a spiegare la visione di Economia del Bene Comune (Ebc), bisogna partire da cosa ne ha scatenato l’ideazione. La parola chiave qui è proprio crisi. Abbiamo crisi di ogni tipo che sono sempre più frequenti: crisi ambientale, crisi sociale, dei valori e del senso, crisi dei modelli di governance, crisi dei modelli di management, crisi politica, crisi economica e finanziaria. Giacché queste crisi sono sempre più frequenti, ci stiamo abituando al fatto che a una ne consegue subito un’altra. Soprattutto in Italia siamo ormai tristemente abituati al fatto che l’emergenza è la nuova quotidianità. Quello di cui forse non ci rendiamo conto, perché non se ne discute abbastanza, è come queste crisi siano in realtà una collegata all’altra e una sia in qualche modo motivazione dell’altra. Ciò che hanno in comune è proprio la mancanza di bene comune al fondo, cioè una mancanza di visione del sistema in un’ottica di bene comune generale; una sempre minor cura del bene comune visto come un qualcosa in più della somma dei diversi beni individuali. se noi ri-mettessimo al centro del sistema quello che è il bene comune, come cambierebbero queste crisi? Nell’ambito economico e finanziario dovremmo cominciare a vedere appunto un’economia come mezzo al servizio dell’equità della persona; l’ambiente dovrebbe essere visto come una casa comune; per l’aspetto sociale passeremmo dall’homo oeconomicus all’homo homini natura amicus quindi all’aspetto relazionale di cura, di generatività e di reciprocità. Per i modelli di governance dovremmo agire localmente senza perderci nel localismo, mantenendo quello sguardo un po’ strabico che permette di collegare problemi e comportamenti locali con il loro impatto a livello globale e viceversa, a curare la democrazia partecipativa. A livello di management necessariamente andremmo sempre più verso modelli di collaborazione e di co-creazione essenziali per gestire la complessità. A livello politico cominceremmo ad accorgerci che, forse, anche se partiamo molto spesso dalla dicotomia di stato e mercato, in realtà – e aggiungerei soprattutto in Italia – abbiamo altri soggetti che sono fondamentali per la costruzione di un bene comune come il Terzo settore, la cittadinanza attiva e la comunità. 

"Abbiamo aderito con convinzione alla sollecitazione del MEIC di condividere iniziative ed azioni per la promozione del bene comune - ha dichiarato l'avv. Granato - in quanto il sistema delle imprese, particolarmente nel campo dell'agricoltura e del turismo, può svilupparsi adeguatamente e resistere solo nell’ambito di un tessuto “bene-stante”, nel quale opportunità, almeno minime, di reddito e, comunque, di sussistenza risultino in capo a chiunque abbia capacità di lavoro e volontà di espletarlo. Il rapporto fra tutti i soggetti che operano in campo economico deve necessariamente essere finalizzato, attraverso un costante dialogo e confronto, al bene comune, fuoriuscendo dalle mere logiche del mercato, le cui regole non recepiscono dinamiche diverse dall’oggettivo confronto della domanda con l’offerta. Per questo motivo gli eventi previsti nel contesto dell’organizzazione di Expo Fata – Fare Agricoltura, Turismo, Ambiente, tutti di notevole spessore ed interesse per il mondo economico e delle imprese, saranno necessariamente incentrati sulle problematiche e tematiche emergenti e di maggiore interesse nei settori dell’agricoltura, del turismo e dell’ambiente. La leva, essenzialmente economica, sottesa e generata risulta evidente, ma gli organizzatori hanno convenuto sulla necessità, specie negli attuali tempi di crisi economica estesa al sociale, di richiamare l’attenzione, alle porte di un Expo così partecipato dalla comunità economica calabrese, sulle esigenze sociali e sulla estesa e profonda mappa dei bisogni che in Calabria non accenna a regredire anche a ragione del generale ristagno delle attività economiche trainanti."

L'avv. Bulotta da parte sua, ha ringraziato l'avv. Granato per la condivisione dell'iniziativa del MEIC da parte della Fondazione FATA. "Sono veramente soddisfatto ed esprimo -ha affermato Bulotta-  il mio ringraziamento e apprezzamento non solo personale, ma di tutti i soci MEIC, per la disponibilità all’inserimento di uno specifico convegno sul tema nel programma dell'EXPO e a cooperare per la diffusione del bene comune come motore che deve trainare e animare l'agire non solo dei singoli individui, ma di tutte le formazioni sociali e delle varie istituzioni ad ogni livello. Per questo con l'Alleanza per il bene comune, come MEIC, in linea con la dottrina sociale della Chiesa, vorremmo unire la società civile, il mondo associativo, accademico, sindacale, economico, gli ordini professionali e, ovviamente, le istituzioni pubbliche, con lo scopo primario di promuovere la cultura del bene comune e dei diritti inalienabili dell'uomo, difendendo i principi cardini della Costituzione. D'altronde è stata la Corte Costituzionale, con la recente storica sentenza n. 192/2024, relativa all'Autonomia differenziata, a sancire e ricordare che il bene comune è il fondamento dell'agire della pubblica amministrazione e l'autonomia va utilizzata proprio per il bene comune e non per il vantaggio di una parte. Sul piano economico l’economia deve servire per il bene comune e non per la semplice accumulazione di denaro. Si deve mirare ad attuare una economia del bene comune, soprattutto in campi come quello dell'agricoltura e turismo, fondamentali per la nostra Calabria, creando un modello socioeconomico il cui fine deve essere una buona vita per tutti. Il nostro attuale sistema economico sta funzionando al contrario: il denaro è diventato un fine in sé stesso, piuttosto che un mezzo per ciò che conta davvero, cioè, creare condizioni di benessere e prosperità per le generazioni presenti e future in cui l'interesse collettivo è anteposto a quello individuale".

Di tutto questo, sotto il titolo “Mercato, economia e bene comune: le ragioni del dialogo” si discuterà nel corso del Convegno fissato per il 13 settembre 2025 che prenderà avvio alle ore 10.00 con l’introduzione di S.E. Mons. Claudio Maniago, Arcivescovo Metropolita di Catanzaro-Squillace, cui seguiranno interventi di esponenti del mondo economico e accademico. In detta occasione il bene comune costituirà l’asse dell’intera discussione allo scopo di conclamare che esso, più che contrapporsi concettualmente al legittimo perseguimento del profitto individuale, inteso come giusto corrispettivo per il lavoro di ognuno, costituisce condizione perché l’intero reticolo imprenditoriale e la collettività possa adeguatamente prosperare, considerato che “nessuno si salva da solo”.

 

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