“Dopo aver contemplato con i Magi il mistero di Dio fattosi uomo, torniamo alla vita di tutti i giorni per un'altra strada che ci apre nuovi orizzonti di speranza”.
Questa mattina l'Arcivescovo Claudio Maniago ha presieduto la solenne concelebrazione eucaristica dell'Epifania nella Basilica dell'Immacolata di Catanzaro.
Di seguito una sintesi della sua omelia.
“Oggi ci troviamo insieme a celebrare questa grande solennità che si colloca nel tempo di Natale e che segna il nostro cammino di fede. E siamo invitati ancora una volta a metterci davanti al presepe che ci aiuta a comprendere quanto il Vangelo ci annuncia e il messaggio che ne scaturisce.
Teniamo sempre ben presente che il presepe non rappresenta il racconto di una favola, ma è la rappresentazione di un evento storico e di quanto ci viene narrato nel Vangelo. Evidentemente i pastori e oggi anche i Magi, non sono personaggi di fantasia, ma sono anch'esse persone, uomini che, ci dice il Vangelo, camminano, cercano, scrutano il cielo. Il Vangelo non dà loro un nome, perché in fondo rappresentano ciascuno di noi e noi ci possiamo identificare in queste persone nella semplicità.
I Magi, in particolare, sono persone che hanno studiato, che hanno esperienza di vita, che sanno ascoltare e vedere intorno a sé cosa accade e anche valutarne l'importanza. Quindi anche nei Magi possiamo ritrovare ognuno di noi e possiamo sentirci anche provocati e invitati a guardare il mondo non come uno spettacolo che ci passa davanti, ma siamo invitati a vivere da protagonisti la nostra vita, sapendo che in questo cammino siamo spinti da una curiosità che in fondo è il desiderio di incontrare quello che ci dà soddisfazione.
Oggi aggiungendo questi personaggi nel presepe, vogliamo continuare, sull’invito di San Francesco, a stupirci non solo nel contemplare chi sta al centro del presepe, Gesù, ma tutti i personaggi e, in particolare i Magi che in esso sono rappresentati.
Vi invito a cogliere in particolare due atteggiamenti dei Magi davanti a Gesù. Il Vangelo dice che si prostrarono e lo adorarono!
Ecco, credo che immedesimandosi in questi personaggi oggi potremmo davvero cogliere queste due esperienze importanti della vita cristiana di fronte al mistero di Dio.
Innanzitutto prostrarsi che significa in qualche modo spogliarsi andando a cercare ciò che è veramente essenziale: i Magi si sono sporcati le mani, non sono stati spettatori. A loro chiediamo di insegnarci a “prostarci”, a essere pronti a mostrarci nudi davanti a Dio, facendo venir meno le nostre supposizioni, certe volte anche l'orgoglio che ci tiene davvero distante da Dio e non ci permette di prostrarci. Chinarsi di fronte a quel Bambino esprime tutta la tenerezza e la forza del messaggio di questa festa, dove inchinarsi non vuol dire sottomettersi, quanto piuttosto avvicinarsi davvero agli altri per coglierne l'importanza, per coglierne anche la bellezza, l'essenziale di chi abbiamo intorno e di cosa siamo chiamati a vivere. Ecco allora un primo tratto che ci insegnano i Magi: cercare l’essenziale ed essere pronti a spogliarsi.
E poi “adorare” che vuol dire davvero mettersi di fronte a qualcosa di grande che viene dal cuore e che apre nuovi orizzonti; adorare vorrà dire aprire il nostro cuore per trasformare la nostra vita, per renderla più bella, di una bellezza come Dio l'ha pensata. Ecco, allora da questo invito che ci fanno I Magi scaturisce il nostro modo di pregare che vuol dire non soltanto mettersi a chiedere delle cose, ma prima di tutto mettersi in adorazione del Signore, aprendo il nostro cuore per poi chiedere a lui anche i frutti di questa presenza nella nostra vita.
È bello infine vedere che poi i Magi tornano per un'altra strada, certamente per evitare Erode, che nella sua miopia cercava soltanto qualcuno che lo insidiava e che voleva violentemente cercare. In verità questa espressione la prendiamo come il nostro augurio per questo giorno dell'Epifania: dopo aver contemplato con gli occhi, direbbe Francesco, il mistero di Dio fatto uomo, torniamo alla vita di tutti i giorni per un'altra strada, una strada che riempie il nostro cuore di gioia e che ci apre nuovi orizzonti di speranza”.
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