MGFF, Vinicio Marchioni presenta il suo libro “Tre notti”: «Bello tornare nella mia terra d’origine»

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images MGFF, Vinicio Marchioni presenta il suo libro “Tre notti”: «Bello tornare nella mia terra d’origine»

  30 luglio 2024 19:56

di CARLO MIGNOLLI

Il Magna Graecia Book si apre quest’anno con l’attore Vinicio Marchioni che torna ancora una volta a Catanzaro per presentare al pubblico il suo primo libro “Tre notti” nello Spazio Radio 2 Rai allestito presso la Terrazza Saliceti del quartiere Lido. L’autore ha illustrato la genesi della sua opera dialogando con Domenico Iozzo. 

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Nella periferia di Roma, Andrea, un ragazzo di quindici anni, si prepara a dire addio al padre, ormai in fin di vita a causa di un cancro, in quella che sarà l'ultima visita. La loro relazione è stata segnata dall'abbandono del padre, che anni prima aveva lasciato la famiglia per un'altra donna. Questo incontro si svolge nella "fattoria", un luogo costruito con fatica dagli uomini della famiglia.

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Andrea, sconvolto e sopraffatto dall'emozione, ruba la macchina del nonno e fugge, nonostante non sappia guidare. La madre, disperata, cerca invano di ritrovarlo. Durante la sua fuga, Andrea incontra una serie di personaggi singolari e complessi che abitano il suo quartiere: dal proprietario del bar Memmo a Nerone, filosofo con un passato travagliato, fino a Sorcapelata e lo zio Mauro, i primi omosessuali della zona. Questi uomini, seppur con un passato turbolento e spesso crudeli, mostrano una solidarietà e una complicità sorprendenti.

Tra loro, si distingue anche Martina, una ragazza di sedici anni innamorata di Axl Rose, bella e inconsapevole del suo fascino. Attraverso queste figure e le esperienze vissute durante tre notti intense, Andrea intraprende un viaggio di crescita e scoperta personale, cercando di capire se stesso e il padre che non ha mai veramente conosciuto.

“Il romanzo ha origine da più di 12-13 anni fa, durante un trasloco in cui trovai dei vecchi diari che non riaprivo da oltre 20 anni. In quei diari, rilessi gli scritti di un adolescente arrabbiato, triste, drammatico, che aveva perso il padre ed era in conflitto con la scuola, con gli amici e con il mondo intero”, ha dichiarato l’autore e aggiunge: “Provai una grande tenerezza riaprendo quelle pagine e insieme a questa tenerezza, anche una grande distanza, come se stessi leggendo la vita di qualcun altro, non più la mia. Questa distanza e questa tenerezza mi fecero pensare che, se mai avessi scritto qualcosa, sarebbe stata una buona idea parlare dell'adolescenza e del distacco da un padre e da un sogno”.

“Un po' di quella rabbia e di quella forza interiore - sottolinea Marchioni - emerge anche in tutti i ruoli che ho interpretato sul grande schermo. In realtà, di autobiografico c'è solo lo spunto iniziale, cioè la perdita di mio padre, che è avvenuta più o meno alla stessa età del protagonista quindicenne. I luoghi del romanzo sono quelli che conosco meglio, perché per un esordio con un romanzo ho pensato fosse necessario conoscere molto bene i luoghi che avrei descritto. Tuttavia, a parte questo, il romanzo è totalmente di finzione, narrato in terza persona. Non ho portato nessuno dei personaggi che ho interpretato nei miei lavori, perché tengo molto a mantenere distinte le due cose. Chiaramente, la mia esperienza come attore e con la grande drammaturgia teatrale, così come con le sceneggiature, mi ha insegnato a entrare nei personaggi. Ho cercato di trasmettere questa esperienza nella costruzione di ognuno dei personaggi del romanzo”.

“Ho inserito l'amore per questa terra in un solo capitolo, che però è molto importante per Andrea. Spero di riuscire, in una prossima storia, ad ampliare questo amore per la Calabria, magari ambientando proprio lì un film o un altro romanzo, essendo io originario di Torre Melissa, in provincia di Crotone. I luoghi del romanzo, invece, sono quelli in cui sono cresciuto io: la campagna romana e la periferia. Nel 1991, però, non era ancora la stessa periferia che conosciamo oggi, erano luoghi di confine, piccoli paesi ancora molto distanti dalla grande città. Ho scelto il 1991 anche perché non c'era il politicamente corretto: il linguaggio era diretto e spontaneo, le persone si mandavano a quel paese anche se si volevano bene, e nessuno si offendeva”.

E conclude: “Il Magna Graecia Film Festival mi ha sempre portato fortuna. Nel corso degli anni ho visto tanti volti che riconosco oggi e li ricordo tutti. Mi ha portato fortuna nel corso degli anni e spero che lo faccia anche con questo romanzo. Chissà, magari ci tornerò con un'opera prima tra due o tre anni”.

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