di FRANCO CIMINO
Sono stato fra i primi a vederlo. Tornavo dalla mia abituale camminata serale. Quella leggera tra le vie silenziate del Centro. Vedere un omone, bello, grande e grosso, preoccupato e teso, ancora spaventato nonostante una pattuglia dei carabinieri stesse utilmente dialogando con l’uomo che lo aveva da poco duramente minacciato, mi ha commosso.
Avevo cercato di distrarlo con una delle solite sciocche battute di distrazione, ma non ci sono riuscito, se non con l’ultima che ha preceduto l’abbraccio. Il suo pensiero era per le figlie e la moglie, che stava in in studio, a lavorare con lui, a un passo dall’eccitazione minacciosa.
Del fatto grave quanto assurdo, è stato detto e non mi ripeto. Del professionista, che aggiunge su di sé cariche sociali importanti è inutile dire, tanto scontato appare qualunque concetto. Dico dell’uomo e del ragazzo e del padre di famiglia, che ha subito una delle preoccupazioni più pesanti e assurde. A lui il mio rinnovato abbraccio, che si carica anche di affetto amicale. Forza Antonello!
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