di DOMENICO MINNITI*
"La Calabria entra dunque in zona rischio. I 133 posti letto di Terapia Intensiva censiti ancora oggi dalla nostra Associazione accolgono 45 pazienti critici. E’ stata quindi superata la fatidica soglia del 30% , - siamo quasi al 34, in linea col resto del Paese - individuata dal Ministero quale limite, varcato il quale, si potrebbe giungere al collasso del sistema. Ed anche il rapporto contagi/ricoveri in terapia intensiva tende a salire: oggi siamo ad oltre 0,4%.
Si segnala poi la saturazione dei posti letto Covid-19 nelle Terapie Intensive dei tre ospedali Hub, Cosenza, Catanzaro, Reggio Calabria, gli unici che al momento ricoverano questi pazienti, quando necessitano di supporto respiratorio.
Inevitabile dunque che le prossime terapie intensive a dover essere interessate saranno quelle degli Spoke, o, in alternativa, i posti non Covid- degli Hub. Quest’ultima evenienza costituirebbe grave pregiudizio per tutti quei pazienti che necessitassero di assistenza ad alta intensità di cure; assistenza che solo le tre nostre grandi strutture possono erogare. Il riferimento va alla neurochirurgia, alla chirurgia vascolare, alla chirurgia toracica, tanto per fare alcuni esempi. C’è dunque da confidare, ma non mi illuderei più di tanto, in un rapido appiattimento della curva o, in alternativa, sperare nel buon senso dei calabresi, caldamente invitati a non farsi del male ed a riguardarsi.
E mentre il Commissario Arcuri annuncia che il prossimo mese in Italia arriveremo ad avere undicimilatrecento posti letto di rianimazione, c’è da chiedersi se e come ne beneficerà la Calabria, dato che mentre già oggi abbiamo grosse difficoltà a trovare medici anestesisti rianimatori, tra un mese saremo ancora più a corto di personale visto che inevitabilmente una percentuale di quello in servizio si contagerà. Ci sarebbe anche da chiedersi se il Commissario Arcuri, prima di sostenere che non esista pressione alcuna sulle terapie intensive abbia o meno fatto un giro all’interno delle stesse, o se le sue convinzioni derivino esclusivamente dal freddo utilizzo dei numeri, decontestualizzato da una realtà che la maggior parte dei medici anestesisti rianimatori vive e descrive come totalmente diversa. Ma questa, è, ovviamente, un’altra storia.
Un concetto che, a fronte degli annunciati undicimila e passa posti di terapia intensiva, non ci stancheremo mai, fino davvero alla noia, di ripetere, è che senza medici specialisti in anestesia e rianimazione e senza infermieri con comprovate esperienze di area critica, quei posti letto resteranno, purtroppo, inutilizzati.
Torniamo a noi: in Calabria ancora qualcuno inneggia alla no-red-zone, adducendo come giustificazione il basso numero di contagi. Giusto, è incontrovertibile. Ma se è vero che abbiamo il più basso numero di ricoveri in terapia intensiva per centomila abitanti (=1,4), quasi quattro volte inferiore al dato medio nazionale (=5,36), quasi sei volte (=8,13) in meno rispetto, ad esempio, al Piemonte (fonte dati: AGENAS), è anche vero che già a numeri così contenuti le nostre terapie intensive sono, oggi, in grande sofferenza, proprio a causa della carenza di posti letto.
Teniamoci quindi, senza mugugni, la zona rossa in attesa di tempi migliori ma, soprattutto, cominciamo a pianificare da subito l’incremento stabile, cosi come il DL 34 prevede, dei posti di terapia intensiva, calibrati su almeno 0,8 posti per 1000 abitanti, diventerebbero 160, nonchè la costruzione di una terapia intensiva postoperatoria da 8-12 posti letto in ciascuno dei tre Hub, immediatamente convertibile in terapia intensiva in caso di necessità.
Che il nuovo Commissario ad acta, al quale faccio i miei migliori auguri per il non semplice compito che lo attende, si attivi dunque, con cortese urgenza, per sanare un difetto di sistema che penalizza in maniera insopportabile i cittadini calabresi. La Calabria infatti, oggi, si confronta e non certo ad armi pari, con il SARS Cov-2, ma da sempre è esposta a calamità naturali che potrebbero esitare in qualunque momento in maxi-emergenze se non addirittura catastrofi. E non è il caso si faccia trovare impreparata, così come non lo è stata ora nell’affrontare questa pandemia".
*Presidente AAROI-EMAC sez. Calabria (Associazione Anestesisti Rianimatori Ospedalieri Italiani – Emergenza ed Area Critica)
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