La chiusura della Medicina dello Sport rappresenta una grave penalizzazione per una larga fascia d’utenti di colpo lasciati senza un servizio essenziale per poter poi praticare una qualunque disciplina agonistica e non solo. Ci sono i privati a surrogare i deficit del pubblico, ma non tutti possono permettersi la spesa
06 ottobre 2020 13:45“La chiusura temporanea ma senza alcuna indicazione su una successiva ripresa, a causa dell’emergenza Coronavirus, della Medicina dello Sport dell’Asp di Catanzaro, che fa capo al dipartimento Salute della Regione Calabria è un fatto da cui discendono una serie di conseguenze e tutte negative purtroppo. Si tratta infatti di una grave penalizzazione per una larga fascia d’utenti, - prosegue - di colpo lasciati senza un servizio essenziale per poter poi praticare una qualunque disciplina agonistica e non solo. Certo, ci sono sempre i privati a surrogare i deficit del pubblico, per carità. Ma tutto ciò ha chiaramente un costo talvolta non facilmente sostenibile per le famiglie. Penso, ad esempio, ai genitori di due o tre ragazzi della fascia d’età compresa fra i 12 e i 17 anni, che se visitati per ottenere la certificazione dal personale dell’Azienda sanitaria provinciale sono esentati per legge dal pagamento del ticket invece previsto a carico di tutti gli altri richiedenti il riconoscimento dell’idoneità. E si badi che stiamo parlando del range d’età da cui provengono la maggior parte degli atleti dei vari sport”.
A esordire così, attraverso un comunicato stampa, è stato il consigliere comunale di Catanzaro da Vivere Antonio Mirarchi, il quale sull’argomento ha aggiunto: “Da amministratore di questa città, ma nel caso di specie anche in qualità di operatore del settore essendo stato un ex calciatore poi diventato allenatore e dirigente tuttora in attività, non potevo non essere sensibile di fronte alle sollecitazioni ricevute rispetto a un problema da non sottovalutare. In merito mi domando come l’Asp e la Regione per quanto di rispettiva competenza si siano fatte trovare impreparate alla ripresa, seppur parziale e con tutte le cautele del caso, delle competizioni agonistiche. Sembra infatti che la chiusura dei gabinetti medici preposti alle certificazioni sia dovuta alla mancanza di adeguati presidi clinici antiCovid. Una notizia incredibile, mi verrebbe da dire, e anche inspiegabile, considerato come quasi tutti gli altri ambulatori siano regolarmente aperti e dotati degli strumenti di tutela da contagio di Sars-Cov-2”.
Mirarchi è insomma "costernato di fronte a quanto si sta registrando e aggiunge piccato nella sua nota: “Capisco che un po’ tutti, compreso pure quanti per mission istituzionale come il vecchio assessorato regionale alla Sanità non avrebbero dovuto esserlo, possano essere stati travolti dal Covid. Una specie di terremoto che ci ha gettati nello scompiglio. Ma adesso di tempo per reagire, non facendosi trovare impreparati, mi pare ce ne sia stato abbastanza. Ecco allora che trovo davvero disdicevole come un settore per tradizione costantemente operativo come la Medicina dello Sport che effettua oltre 3.000 (tremila) visite durante l’anno, talvolta con gli ambulatori funzionanti anche di pomeriggio per permettere a mamme e papà lavoratori di accompagnare i propri figli nelle ore di riposo, adesso sia inattivo".
"Un fatto che - ribadisce - non penalizza solo i giovani atleti, e anche quelli meno giovani, ma tutta una serie di categorie di persone. Penso ai giudici di gara della maggior parte delle discipline e in particolare anche agli aspiranti operatori delle forze dell’ordine candidati nei vari concorsi banditi dall’Arma, la Polizia di Stato, la Guardia di Finanza ecc., che necessitano del certificato di idoneità alla pratica sportiva. Gente, lo ripeto, all’improvviso privata di un servizio essenziale”.
Ma non è ancora finita, perché l’ultima parte del suo intervento di biasimo nei confronti di Regione e Asp il consigliere Mirarchi la caratterizza con una buona dose di ironia: “Ho letto ieri le considerazioni del collega del Gruppo Misto in Comune Eugenio Riccio, che faceva riferimento alla celerità con cui durante lo scorso mese di agosto al Pugliese-Ciaccio hanno emanato una manifestazione d’interesse per l’affidamento del servizio automatico di distribuzione delle pizze non pre-confezionate. Una rapidità forse da stigmatizzare alla luce di ben altre priorità incombenti sui due importanti nosocomi cittadini. Ecco, a riguardo, non vorrei che invece delle pizze all’Asp fossimo già alla frutta. Una battuta di spirito, certo, ma che mi permette di reiterare ancora il concetto dei temi da mettere in cima alla lista delle cose da fare con urgenza, soprattutto in un ambito delicatissimo come quello della salute pubblica. E fra queste figura senz’altro la riapertura della Medicina dello Sport”.
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