Missione in Africa, la vita disumana dei malati psichiatrici: legati agli alberi con catene

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  16 novembre 2023 21:24

"Sapevo, essendomi documentato ed avendo già  vissuto, lo scorso anno, la mia prima missione umanitaria che, il Burkina Faso, fosse uno dei paesi più poveri del mondo. Credevo però ci fosse un limite, alla sofferenza ed al degrado umano. Solo venendo a contatto diretto con gli ultimi fra gli ultimi si può capire che può non esserci un limite umanamente accettabile al dolore di una esistenza che ha poco di umano". A scriverlo è Davide Zicchinella, il medico e sindaco di Simeri Crichi che in questi giorni sta svolgendo la sua seconda missione umanitaria in Burkina Faso.

Profughi e malati psichiatrici. Sono queste le due categorie di persone che oggi ha conosciuto il medico nell'espletamento dell'attività sul campo. "Persone che vivono oltre l'emarginazione ed il degrado - afferma Zicchinella - entrare in un campo profughi in Burkina Faso è una esperienza durissima. Persone che fuggono dalla guerra che dilania il nord del paese e che invece di essere accolti e protetti dal loro stesso paese vengono continuamente scacciati dai proprietari di terreni, per altro aridi e non utilizzabili a scopo agricolo, nei quali di settimana in settimana i profughi del Nord del Burkina Faso provano ad accamparsi tra privazioni indicibili. Una esistenza veramente senza pace che passa da sopruso in sopruso".

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Ma se quella dei profughi è una esistenza limite - secondo quanto narra il sindaco e pediatra - quella dei malati psichiatrici, etichettati come indemoniati, non ha praticamente nulla di umano. "Legati con grosse catene dai piedi ad un tronco d'albero passano la loro non esistenza alla stregua delle più sfortunate bestie". Uno scenario ai limiti dell'incredibile quello che racconta Zicchinella, descrivendo la quotidianità di persone espulse da una società debole, che non avendo neppure un minimo di organizzazione socio-assistenziale, finisce per "risolvere il problema" nel modo più atroce.

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"Vedere le lacrime di chi è costretto continuamente a fuggire e sentire i soliloqui di chi vive con una doppia catena, una della patologia non curata e una fisicamente apposta, è peggio di un pugno dello stomaco, facendo male al corpo prima e all'anima poi" ha affermato in chiusura Zicchinella. 

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