di SETTIMIO PAONE
A Montauro, piccolo borgo abbarbicato tra cielo e mare, dove da anni le scuole hanno smesso di suonare la campanella, è accaduto qualcosa che ha il sapore buono dei miracoli veri. Non quelli spettacolari e rumorosi, ma quelli fatti di mani operose, cuori tenaci e silenzi pieni di significato.
Lì, dove da troppo tempo le aule sono vuote e i corridoi muti, un gruppo di persone ha deciso che il proprio paese non doveva più morire a poco a poco nel silenzio dell’abbandono. Così, come succede nei racconti che scaldano l’anima, hanno piantato un seme. Lo hanno chiamato "La Radice Sociale APS", un nome che suona come una promessa: quella di tornare alle origini, ma con lo sguardo rivolto al futuro. Da quella radice è nata la Casa della Musica. E proprio lì, in quel luogo nuovo e antico, si è tenuto il saggio di fine anno del corso di pianoforte diretto dal Maestro Pantaleone Clericò.
Non era solo un saggio, quello di Montauro. Era un piccolo riscatto. I ragazzi hanno suonato con l’emozione negli occhi e le dita tremanti, ma decise. Perché sapevano che stavano raccontando molto di più di scale e arpeggi: raccontavano che un paese può rinascere anche solo da un do, un fa, un mi minore. Il maestro Clericó, commosso, ha voluto ringraziare le famiglie, che con sacrificio portano avanti questa scelta. Ha parlato con affetto dei suoi allievi, del loro impegno, della bellezza di vedere arrivare giovani anche dai paesi vicini, dove prima erano invece i bambini di Montauro a dover “emigrare” per cercare un’opportunità. Oggi, è Montauro che accoglie, insegna, costruisce.
L’amministrazione comunale ha creduto da subito in questa scuola, sposandone lo spirito e sostenendo il progetto. E così, tra una lezione di canto e una di fisarmonica, tra una chitarra e un clarinetto, Montauro ha ricominciato a respirare. Non è solo musica: è vita. Non si cercano onori, qui. Nessuno sogna cariche, né applausi. Si sogna qualcosa di molto più grande: la dignità della normalità, la bellezza di un paese che si tiene in piedi non con grandi proclami, ma con gesti piccoli e quotidiani. Con l’ostinata voglia di restare, di fare, di non dimenticare. In un tempo in cui si insegna ai giovani a "sognare, ragazzo, sogna", qui si insegna a restare, ragazzo, resta. A credere che cambiare il mondo non è scalare le vette più alte, ma prendersi cura della propria valle. E allora sì, possiamo dirlo senza paura: i miracoli esistono. A Montauro hanno il suono dolce di un pianoforte e l’abbraccio silenzioso di chi non ha mai smesso di amare la propria terra.
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