di SETTIMIO PAONE
Si è chiusa tra le emozioni e la dolcezza di un tramonto estivo la due giorni di festa in onore della Madonna da Coneda, cuore spirituale e anima identitaria del borgo di Montauro. Due giorni sospesi nel tempo, dove la fede si è intrecciata con il ricordo, la preghiera con il profumo dell’infanzia, e il paese intero si è stretto, come in un abbraccio tenero e devoto, attorno alla Madonna del Primo Dolore al suo rientro dalla chiesetta in contrada Zalarmichello.
È stata una festa dell’anima, che ha colorato le vie, i cuori, gli occhi. A dare ritmo e poesia alla processione, come ogni anno, la Banda Musicale di Montauro: con le sue note carezzevoli ha accompagnato l’effigie della Vergine dalla chiesetta a metà costa, cullandola lungo il cammino per tutto il paese. E mentre la musica saliva dolce tra i vicoli, sembrava che il borgo intero si svegliasse per rendere onore alla sua Madre celeste: ogni pietra, ogni davanzale fiorito, ogni finestra socchiusa si è fatto preghiera silenziosa, sussurro, carezza.
A rendere più articolato il programma di quest’anno, si è voluto ripetere per il secondo anno consecutivo il gesto simbolico della processione a mare nella frazione marinara di Montauro, seguita dalla celebrazione della Santa Messa nei locali della delegazione comunale. Un’iniziativa nata con l’intento di estendere l’abbraccio della Madonna fino alle acque dello Ionio, e di coinvolgere anche la parte costiera del paese in un momento di comunione spirituale.
Un gesto senz’altro nobile, mosso da buone intenzioni e da un sincero desiderio di fare comunità. Ma si sa: certe idee, per quanto ispirate, hanno bisogno di tempo, radici e partecipazione per attecchire davvero. E il mare, anche quest’anno, ha restituito un’eco più flebile di quanto ci si aspettasse. Il seme è stato piantato, ma il terreno — per ora — sembra ancora in attesa di fioritura.
Resta, però, la bellezza di ciò che già è radicato e profondo. È impossibile restare indifferenti davanti alla processione che si snoda tra le strette viuzze del centro storico: è un lento andare che somiglia a una poesia scritta con i passi e con lo sguardo. Una poesia antica, che non si dimentica, che parla di case e di famiglie, di fede che non conosce il passare del tempo né il rumore delle mode.
La devozione dei Montauresi alla loro Madonna è un sentimento che affonda radici nella parte più profonda dell’anima. È la voce di una madre che oggi non c’è più e che, con dolcezza infinita, cantava un inno mariano; è il sorriso di un padre che si stringeva il figlio sulle spalle per fargli vedere meglio la statua; è il profumo del sugo della domenica, il rumore delle stoviglie nella casa piena, il vestito della festa, gli abbracci in piazza, le lacrime discrete di chi torna da lontano per ritrovare il senso di casa.
Perché i ricordi veri non fanno male: sono radici, sono identità. Sono la parte più bella e solida di noi. E mentre altrove si raccontano le cose che non vanno — le strade che mancano, la sanità che zoppica, le promesse tradite — qui, a Montauro, si sceglie di custodire ciò che resiste: la bellezza delle tradizioni, la forza della comunità, la luce di una fede antica che continua a brillare.
Raccontare queste pagine di vita collettiva è un dovere dolce e necessario. È un gesto d’amore verso la propria terra, verso chi c’era e chi verrà. È un modo per dire che finché ci sarà una banda a suonare, un bambino con gli occhi rivolti verso la statua, un emigrato tornato per la festa, finché ci sarà qualcuno disposto a portare in spalla la Madonna con il cuore colmo, la Madonna da Coneda continuerà a scendere tra la sua gente.
E Montauro, ogni anno, continuerà a farsi cuore.
Testata giornalistica registrata presso il tribunale di Catanzaro n. 4 del Registro Stampa del 05/07/2019.
Direttore responsabile: Enzo Cosentino. Direttore editoriale: Stefania Papaleo.
Redazione centrale: Via Cardatori, 9 88100 Catanzaro (CZ).
LaNuovaCalabria | P.Iva 03698240797
Service Provider Aruba S.p.a.
Contattaci: redazione@lanuovacalabria.it
Tel. 0961 873736