Montauro, una sera all’improvviso… nel borgo vibra la musica di Cosimo Renda

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  30 giugno 2025 17:06

di SETTIMIO PAONE

Una sera all’improvviso, mentre passeggiavo per le strade semi deserte di Montauro, ancora calde di sole e intrise dell’eco della domenica estiva appena trascorsa, ero alla ricerca di un angolo appartato, un respiro, un alito di venticello che potesse mitigare la canicola rimasta incollata alla pelle e all’asfalto.

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Era uno di quei momenti sospesi, quando il giorno non è più giorno e la notte non è ancora notte. Le luci dei lampioni accendevano timidamente la pietra viva dei vicoli, e il silenzio cominciava a farsi padrone del paese. Camminavo, assorto nei miei pensieri, quando un suono improvviso, dolce e struggente, ha catturato il mio cuore. Non era un suono qualsiasi, ma quello incantatore di una fisarmonica: come il canto delle sirene per Ulisse, mi chiamava, mi guidava, mi invitava a seguirlo.

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Mi lasciai condurre dal suono, come ipnotizzato, fino a girare l’angolo che porta alla maestosa chiesa madre di Montauro. Lì, seduto sui gradini antichi che sfidano il tempo, con le spalle appoggiate al portale di pietra e il volto immerso nella musica, c’era Cosimo Renda. Le sue dita correvano leggere e precise sui bottoni della fisarmonica, e le note di "Libertango" di Astor Piazzolla si alzavano nel cielo della sera con un’intensità che toglieva il fiato.

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In quell’istante, Montauro non era più un semplice borgo calabrese, ma un teatro senza confini, un palcoscenico di emozioni. Il contrasto tra il sacro della chiesa e il profano del tango creava una magia quasi irreale, e tutto sembrava vibrare: la pietra, l’aria, persino il tempo.

I pochi passanti si fermavano in silenzio, rapiti, come davanti a un miraggio. Nessuno parlava. Nessuno osava rompere quell’incantesimo. Lo spettacolo era gratuito, eppure prezioso: ognuno, senza rendersene conto, staccava un biglietto immaginario per salire a bordo di una fantasia, per perdersi nei propri ricordi, per abbandonarsi ai pensieri più belli.

Erano attimi di rara bellezza, di quelli che arrivano senza preavviso e ti restano dentro per sempre.

Una sera, all’improvviso… e Montauro, con la sua musica e la sua anima antica, mi ha ricordato quanto può essere romantico il semplice fatto di esserci.

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