Il Codacons chiede un'immediata trasmissione "riparatrice" o la sospensione del programma e un intervento forte contro le censure.
21 novembre 2020 20:45La mancata partecipazione del senatore Nicola Morra, a "Titolo V", la trasmissione Rai alla quale, ieri sera, era stato in un primo momento invitato il presidente della commissione nazionale antimafia, registra l'intervento e l'esposto del Codacons con l'avvocato Francesco Di Lieto. Il Codacons chiede "un deciso ed immediato intervento dell’Autorità Garante per porre un freno ad
una inaccettabile censura e ponga rimedio ad un comportamento che riteniamo
deplorevole".
E, alla Rai, "si chiede che istanza venga accolta nel suo spirito collaborativo e partecipativo, al
fine di assicurare il giusto primato alla tutela di interessi, quali quelli connessi alla tutela degli utenti del servizio radiotelevisivo e, conseguentemente, porre in essere ogni e più opportuna iniziativa tesa a riparare il danno arrecato mediante una censura non degna di un paese democratico. Si chiede, pertanto, le immediate scuse, una trasmissione “riparatrice” ovvero sospendere, con effetto immediato, la trasmissione".
Il Codacons, in questo senso, considera questo, come "un doveroso segnale di rispetto nei confronti di tutti i telespettatori, destinatari di una odiosa deriva autoritaria che, in questi giorni, appare ancora più squallida. Nello specifico, si chiede che vengano rispettati e fatti osservare i principi e i doveri di tutela degli utenti e della pluralità dell’informazione".
Una vera e propria istruttoria, che la Codacons metta a corredo delle ragioni esposte a tutela "della libera e corretta informazione alla quale è tenuta l'emittente pubblica".
"La RAI, Radiotelevisione Italiana SpA - si legge nell'atto - dopo aver invitato a partecipare il Senatore Nicola Morra, alla trasmissione andata in onda venerdì 20 novembre 2020 “Titolo V” su Rai3, ha deciso di impedire la partecipazione del presidente della commissione parlamentare Antimafia. La volontà dell’azienda di non far intervenire il senatore Morra sarebbe stata comunicata - secondo quanto rappresentato dallo stesso Morra - mentre si trovava negli studi Rai e stava “per essere microfonato”.
Per l'associazione dei consumatori, "la decisione di impedire la partecipazione del presidente della commissione “antimafia” - è stato spiegato in trasmissione - è una decisione dell’Azienda pubblica diretta conseguenza di alcune dichiarazioni rese dal senatore a seguito dell’arresto del presidente del consiglio regionale della Calabria, accusato per gravi reati di mafia. Esponente quest’ultimo che, prima delle elezioni regionali del gennaio scorso, era stato definito dalla commissione parlamentare presieduta da Morra, come “impresentabile”.
Ma c'è di più. "L’Azienda pubblica, dopo aver deciso di impedire a Morra di partecipare al dibattito, ha comunque incentrato la trasmissione sulle frasi del senatore (escluso), mettendo in onda uno stucchevole “processo” alle dichiarazioni di Morra, dopo, ovviamente, aver privato l’interessato del diritto di difesa e di parola. Una clamorosa ed inaccettabile censura - scrivono - che costituisce un gravissimo precedente per la vita democratica".
"Dopo aver, legittimamente, ospitato “cani & porci”; pregiudicati e - denunciano - messo in piedi incredibili celebrazioni di incalliti criminali, si è giunti ad impedire ad un rappresentante del parlamento (invitato a partecipare alla stessa RAI) di poter esprimersi e, volendo essere maliziosi, di illustrare le gravissime responsabilità di chi - nonostante il giudizio di “impresentabilità”, espresso dalla commissione parlamentare - ha imposto la candidatura di un esponente politico oggi accusato di collusioni con la ndrangheta".
"Grave - affermano - se la decisione è stata assunta da una Azienda pubblica che, si narra, essere pluralista e - com’è noto - rimpingua le proprie casse grazie al canone imposto coattivamente a tutti i cittadini. Gravissimo se vi sia stato un interessato “suggerimento” per impedire il diritto di parola allo scomodo ospite. In fondo - come nella metafora della luna ed il dito - è più utile distrarre il pubblico con delle dichiarazioni più o meno condivisibili, piuttosto che spiegare come è ridotta una “politica” che arriva non solo a candidare un “impresentabile” ma giunge fino a nominarlo rappresentante di un intero consiglio regionale. In un momento davvero grave, come quello che stiamo vivendo, la censura dovrebbe essere bandita. Specie se chi censura è pagato da tutti gli italiani, non solo dai suggeritori. In questo modo si privano i telespettatori di un dibattito democratico e li si offende tutti".
E non solo. "Per la grave “ineleganza” di bacchettare chi è stato bruscamente messo alla porta. Confidiamo, pertanto - sottolineano - che l’AGCOM possa acclarare come non spetti ai Dirigenti della RAI stabilire quello che un rappresentante politico possa o meno dichiarare. Cosi come possa stabilire che nessuno può essere privato della possibilità di esprimere il proprio pensiero e, poiché la trasmissione ha celebrato un vero e proprio processo alle dichiarazioni di Morra, che nessuno può essere privato della possibilità di difendersi. Si dovrà riconoscere che quanto scaduto nella trasmissione Titolo V non sia degno di un paese che ama definirsi democratico. Altrimenti sarà evidente come la RAI, nei fatti, non sia una azienda pubblica e che i consumatori-utenti pagano per ascoltare solamente gli ospiti graditi ai Dirigenti RAI ovvero agli importanti “suggeritori”.
"Tanto premesso l’istante associazione nel suo ruolo statutario, cui è stato attribuito pure un determinato rilievo para-pubblicistico al fine di assicurare la tutela degli “interessi collettivi dei consumatori”, e il compito di agire a tutela “dell’interesse generale e comune ad un’intera categoria di utenti o consumatori”.
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