Morta la moglie del direttore Cosentino. Franco Cimino: "La città la ricorda per la sua generosità ed educazione sociale e individuale"

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images Morta la moglie del direttore Cosentino. Franco Cimino: "La città la ricorda per la sua generosità ed educazione sociale e individuale"
Anna Maria Staglianò
  23 marzo 2020 19:38

di FRANCO CIMINO

In un altro giorno di dolore collettivo, che la nostra nazione vive a causa di un virus letale, si innesta, come agente indesiderato, un’altra morte diversa ed uguale. Diversa, perché anche quando in contemporanea, come nelle guerre e nelle calamità naturali, fossero a centinaia, la morte è una, e si osserva nella singola persona che la riceve e nel dolore profondo che essa genera nei congiunti. Uguale, perché la morte non produce e non deriva da classificazioni. Essa raggiunge tutti, al tempo proprio di ciascuno, ed è uguale per tutti, pur se i modi che la procurano sono diversi. Insomma, la morte è morte. E non fa sconti, né favori a nessuno.

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Questo giorno, pertanto ha un dolore in più, un dolore specifico per tanti di noi che viviamo in Città o per i tanti che seguono questo giornale, “La Nuova Calabria”. È deceduta la signora Anna Maria Staglianó (questo giornale ne ha già dato notizia), donna molto stimata per la sua generosità ed educazione sociale e individuale, mamma di Nico, Simone e Valerio, moglie del direttore di questo giornale, Enzo Cosentino, decano dei giornalisti, maestro di questo mestiere, giornalista di alto livello professionale, di grande coraggio e di sana e buona scrittura. Tutte queste notizie, pure importanti, non tolgono e non aggiungono molto a questa morte. E' così sempre. Per tutti. Cos’è, invece, che le dà una considerazione particolare, che si fa lutto e dolore, partecipazione al lutto e al dolore? E' l’amore che l’ha preceduta. Quello che questa donna ha profuso in ogni ambito della sua vita. Quello per la vita, animato fino all’ultimo. L’amore indiscutibile per i suoi tre figli. L’amore per il suo sposo terreno, il compagno di una vita, il suo Enzo. Amore infinitamente ricambiato. Io ne parlo per averlo visto e sentito. L’ho visto e sentito quando ho visto in lui il dolore della amara sorpresa nella scoperta, non moltissimo tempo fa, della malattia che aveva colpito la sua Anna Maria; nella discrezione e dignità con cui egli l’ha accompagnata nella dura improba lotta per sconfiggerla; nel coraggio di sopportare il negativo progressivo modificarsi della situazione; nel non abbandonare mai il lavoro, l’altro suo amore, cui ha continuato a dedicare, specialmente nelle durissime settimane di fondazione di questa nuova testata, energie e tempo che solo un grande uomo che ama può moltiplicare nella piena giornata familiare.

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Enzo, chi lo conosce bene lo sa, è uomo delicato e sensibile, tanto timido e schivo quanto buono e onesto. È razionale, ma nel contempo il suo contrario. Nell’incrocio di queste due caratteristiche Enzo avrà pensato e sperato che questo giorno non sarebbe arrivato. Ora che la morte gli é arrivata in petto come una pugnalata, starà soffrendo in maniera indicibile. È un dolore, questo, destinato a rafforzarsi nei giorni che verranno, quelli della assenza. Stiamogli vicino e iniziamo ad abbracciarlo forte anche da queste distanze enormi. Gli stia vicino soprattutto la sua seconda famiglia, quella del giornalismo, e lo custodisca amorevolmente nella sua seconda casa, il giornale on line che egli, nell’antica fedeltà verso Stefania Papaleo, che al suo fianco di questo mestiere si è arricchita, ha contribuito a farlo arrivare al successo di cui oggi gode. Si dice che leggere migliori la qualità della vita. Concordo pienamente. Io aggiungo che scrivere la vita la salva e dal dolore la ripara.

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Enzo, maestro e direttore, amico bellissimo e cittadino probo, dai l’ultima carezza alla tua amata, abbraccia i vostri cari figli, piangi senza temere il pianto, e torna presto alla tua scrivania. Batti le tue dita sui tasti con rabbia e nostalgia, fallo con forza fino a fargli male, alle dita e ai tasti, e scrivi scrivi scrivi più di quanto non hai ancora fatto. Scrivi di quel che vedi nel mondo, e qui in Calabria. Scrivi di noi, e continua a farci vedere la realtà così com’è; continua ad usare la tua finezza d’animo e la tua acuta ironia per rimproverarci quando facciamo finta di non capire che la salvezza di questo mondo, a partire dal nostro più piccolo cortile, dipende da noi. Da ciascuno di noi. E dalla gente che, nell’incontro tra te e i cittadini , avrà maturato una nuova coscienza sociale. La tua intelligenza ci stimolerà. Il tuo dolore ci aiuterà.

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