di Pietro Marino*
La collega avvocato Ebru Timtik è morta. 238 giorni di sciopero della fame, per chiedere una revisione del processo, non sono bastati per ammorbidire la determinazione colpevole del potere politico e giudiziario in Turchia. Due settimane fa, la Corte suprema turca ha respinto il ricorso per la sua liberazione, a causa delle gravi condizioni di salute, ed è stato ordinato il suo trasferimento in una struttura ospedaliera.
Insieme a lei ha compiuto lo sciopero della fame anche l’avvocato Aytaç Ünsal, anche lui ricoverato in ospedale, sotto stretto controllo della polizia. Ebru, Aytaç ed altri 18 avvocati sono stati accusati di terrorismo perché avevano deciso di difendere imputati che il potere ad Ankara aveva deciso di processare senza diritto alla difesa di fiducia. Un accanimento repressivo giudiziario e politico che si è visto anche in altri casi di intellettuali dissidenti, incarcerati con accuse false sulla base di testimonianze anonime. In Turchia, quello di Ebru è il quarto caso di morte, in quest’anno, per sciopero della fame per motivi di protesta politica. Il sistema politico e Istituzionale Turco ormai è alla deriva di un totalitarismo, che abroga tutti i diritti civili e le libertà.
L’intento del presidente e del Governo Turco è quello di mettere a tacere ogni forma di critica e dissenso verso il potere è chiaro. Il 6 settembre scorso un tribunale turco ha deciso di condannare Canan Kaftancioglu a nove anni e otto mesi per insulto al presidente e diffusione di propaganda terroristica. La donna è membro del partito di opposizione Partito popolare repubblicano (CHP). Le sue colpe sono, tra le altre, di aver espresso liberamente su Twitter la sua contrarietà alla reazione esagerata della polizia durante le proteste di Gezi Park e alla durezza di Erdogan dopo il colpo di Stato del 2016. Probabilmente Canan Kaftancioglu ha pagato con la sua libertà anche per essere stata una delle protagoniste della vittoria elettorale del sindaco di Istanbul Ekrem Imamoglu del CHP.
Elezione, quest’ultima, molto complessa e contestata, ripetuta ben due volte per volontà del partito di Erdogan (perdente in entrambe le consultazioni). Questa ulteriore morte avvenuta per le evidenti restrizioni deve far riflettere non solo la comunità Europea ma anche modiale un paese come la Turchia non puo tornare indietro di 100 anni e affossare le speranze di un futuro libero alle migliaia di persone che vivono in questo splendido paese.
*Avvocato, Associazione Nazionale Forense sezione di Catanzaro
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