di SABATINO NICOLA VENTURA
È stato assolto in appello, perché il fatto non sussiste, Giuseppe Mussari, egli aveva subito, insieme agli altri imputati, una condanna in primo grado.
Mussari, all’epoca della contestazione dei reati (è stato tenuto per un decennio, sino a oggi, sulla graticola) era il presidente di Monti di Paschi di Siena, prestigiosa banca italiana, nonché la più antica. Ma anche il presidente dell’Associazione banchieri d’Italia.
Mussari è un nostro prestigioso concittadino, che quarantenne, e con sicure prospettive di sempre più successi, era assurto già nel 2006 ad incarichi di alta caratura nazionale ed europea: un catanzarese di grande qualità.
Del merito della vicenda giudiziaria che l’ha interessato, non intendo dire nulla: lascio per come ritengo giusto che se ne occupino i competenti. In ogni caso gli organi di stampa, i media hanno dato ampie notizie relativamente ai fatti.
Intendo, nel congratularmi per l’esito e nell’inviare all’avv. Mussari i migliori auguri, svolgere, se pure in modo semplice e schematico, alcune riflessioni.
Informo di non conoscere personalmente l’avv. Giuseppe Mussari. Ho appreso, per quanto ho potuto capire, delle sue vicende giudiziarie come ogni altro cittadino, dai giornali e dalla TV. Conosco il padre, lo stimato dottore Andrea, che mi ha sempre onorato della Sua amicizia, e che stimo tanto per essere un galantuomo, una persona carica di grandi valori umani e un medico di sicura qualità. Sono certo, e questo mi dispiace, che la brutta vicenda che ha riguardato il figlio l’avrà tanto addolorato. Colgo l’occasione, non lo vedo da tanto tempo, per rivolgergli un caro saluto.
Le mie riflessioni utilizzeranno, solo quale esempio, quanto ha riguardato Giuseppe Mussari, per affrontare questioni di fondo che continuano a porsi ogni qual volta ci troviamo difronte a vicende giudiziarie simili a questa in argomento.
La vicenda che ha colpito Giuseppe Mussari è, per gli aspetti umani e professionali emblematica per le grandi questioni che pone, rispetto al fare della giustizia in Italia.
In questi giorni tanti hanno scritto o verbalmente dichiarato: ora chi restituirà dieci anni a Mussari? È una domanda ricorrente che ci si pone ogni qualvolta un innocente è stato “ingiustamente” perseguito. Ma è una domanda che, purtroppo, non trova mai una risposta, salvo in rari e particolari casi. Credo che la politica, attraverso le Istituzioni preposte, dovrà e con urgenza dare una risposta positiva alla problematica.
Innanzi tutto evitando, con gli accorgimenti possibili, di realizzare una condanna, che spesso è anche severa, vedi il caso Mussari, già prima della conclusione del processo. (ad esempio mantenendo nel proprio ruolo, sino alla conclusione dei gradi del processo, e funzioni l’indagato o il rinviato a giudizio; consentire, in alternativa, di operare pienamente, anche se in funzioni di pari livello, qualora si presenta necessario un diverso utilizzo. O, nei casi nei quali ciò risultasse impossibile praticare, prevedere, una volta accertata l’innocenza, il totale reintegro nel ruolo e nelle funzioni “indebitamente” toltegli. Ritengo, in ogni caso, che ci potrà essere di diverso e di meglio d’applicare rispetto quanto da me proposto, anche, ad esempio, un cospicuo risarcimento, che comunque non riscatterebbe completamente l’innocente che ha subito un grave nocumento).
Tale importante questione dovrà essere rapidamente affrontata e risolta. In Italia siamo da tempo di fronte una pericolosa deriva che fa del principio, altissimo di civiltà giuridica ed umana, quello della presunzione d’innocenza, una irrilevante supposizione, tanto da realizzare di fatto il principio contrario: quello della presunzione di colpevolezza.
Bisognerà anche riavviare con grande impegno un processo di acculturazione dei cittadini, rispetto al ripristino d’attenzione sui grandi valori previsti in Costituzione e che “obbligano” il sistema giudiziario ad ogni attenzione positiva a tutela del cittadino presunto innocente.
*Già Assessore Comunale e Consigliere Provinciale
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