di TERESA ALOI
Oggi a Chernivtsi ci sono 4 gradi ma la notte la temperatura scende e anche di tanto. E il buio fa ancora più paura. Nadia, 37 anni, è ad Ovest dall'Ucraina ai confini con la Romania. Lì, non suonano le sirene di allarme e la città non è, per il momento, sotto attacco dei bombardamenti ma l'aria di guerra si fa sentire. Gli uomini, dai 18 ai 60 anni, non possono uscire dal Paese. Pre- allarmi inequivocabili.
E' immersa in una lunga fila di auto: attorno a lei, gente che passa il confine a piedi - tra loro anche giovanissimi che cercano di raggiungere i loro Paesi di origine - che devono fare i conti anche con la prepotenza di chi vuole passare per primo. Come se l'angoscia di "attraversare" la guerra non bastasse.
Il lasciapassare verso la pace è un furgoncino da 8 posti: con lei, tre dei suoi figli - (il primogenito, 17 anni, è in Belgio con uno zio) - 16, 9 e un anno ancora da compiere; la cognata con la sua bimba e la suocera che lascerà al Nord Italia. Lei proseguirà fino a Catanzaro dove la aspettano al sorella Natalya e la madre ormai da anni in Calabria.
Sui sedili, coperte, cuscini, biscotti, e tutto ciò che serve per "sopravvivere" ad un viaggio lungo 3.000 chilometri.
E' in coda da ieri: una notte è già passata e, se tutto va bene, entro stasera sarà fuori dall'Ucraina. Guida solo lei, nessuna può darle il cambio e questo rende il suo viaggio ancora più difficile.
Un viaggio che percorre con la morte nel cuore: lì, a Chudey, un paesino in provincia di Chernivtsi, ha lasciato il marito, la sua casa, quella costruita con sacrifici e amore, mattone dopo mattone. I suoi amici. In una sola parola, ha lasciato la sua vita. Non è stato facile prendere la decisione di raggiungere la sorella e la madre.
"Ogni 20 minuti ci sentiamo - racconta Natalya - anche perché c'è poca linea. Siamo in continuo contatto e spero che entro stasera possa essere fuori dai confini ucraini".
Anche Natalya è in ansia: ha paura per la sorella e per i suoi nipoti . "Appena riuscirà a passare si accoderà a qualcuno che attraverserà l'Italia: almeno se dovesse avere bisogno di qualcosa so che non è sola".
Non sono ore facile. C'è solo da aspettare e sperare in quella telefonata "oltre confini". Poi quando sarà a Catanzaro ad attenderla tutto l'amore e il calore di una famiglia ma anche di chi - come il gruppo di mamme di Catanzaro e dintorni - si sta prodigando in una gara di solidarietà raccogliendo tutto ciò che servirà per far star bene lei e i suoi bambini.
Solo allora, alzando gli occhi, il cielo farà meno paura.
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